Promenade des Anglais

La rivoluzione non è un pranzo di gala, non è una festa letteraria, non è un disegno o un ricamo, non si può fare con tanta eleganza, con tanta serenità e delicatezza, con tanta grazia o cortesia, la rivoluzione è un atto di violenza.

Mao Tse-Tung

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E così, da quella rivoluzione si inizia; epica, monumentale e altrettanto rumorosa che ebbe l’importanza di spianare la strada per una stabilità economica, politica e sociale incline e doverosamente applicabile a tutti gli individui. Una speranza di miglioramento che non tardò a diventare il simbolo della lotta, da parte degli sfruttati, afflitti, emarginati, contro un regime opprimente, ingiusto e così aristocraticamente lontano da ciò che veramente stava accadendo. « S’ils n’ont plus de pain, qu’ils mangent de la brioche.», « Se non hanno più pane, che mangino brioche. », frase attribuita a Maria Antonietta d’Asburgo quando venne a conoscenza della rivolta per mancanza di pane, da parte del popolo affamato. Frase che, sebbene la sua brevità, e sebbene provenisse da una bocca aristocratica, conteneva al suo interno la sintesi di tutti i mali, le incertezze e le incomprensioni che c’erano tra la classe dominante e quella più vasta dei dominati, sintesi che finì per provocare ancora di più un malcontento generale nel paese e che portò infine ad un atto di violenza.

Ed è proprio da quell’atto di violenza, da quella storica rivoluzione che inizia il resoconto degli avvenimenti; in quel 14 Luglio, ma di duecento ventisette anni più tardi, quando la presa della Bastiglia è ormai storia e simbolo indelebile sul volto di Francia, ecco che qualcosa cambia e persino il forte nazionalismo e patriottismo francese viene minato e messo a dura prova. Una ricorrenza che, dalla sua nascita, non ha mai cessato di essere segno di orgoglio per tutti i francesi che ora si ritrovano a dover far fronte alla minaccia di una più barbara e insensata rivoluzione. Una rivoluzione che, come le parole di Mao sembrano suggerire, non può che avvenire se non con una presa di posizione forte e un violento intervento, ma quando da una violenza, possiamo dire accettabile, per l’uguaglianza e la fraternità universale si passa ad uno più inaccettabile, ennesimo sterminio di massa , crolla la stabilità e l’equilibrio di quelle parole e tutti quei valori si perdono in una sola nottata.

Un 14 Luglio che segna ancora una volta una lunga cicatrice sulla nazione e sul popolo francese ormai ridotto ad una serie di ricordi macabri e mutilati che dal 2014 persistono e non demordono. Dagli spari sui componenti del giornale “Charlie Hebdo” al “Bataclan”. Dalle bombe di Bruxelles a quelle fuori Europa, ritornando poi, sulla “Promenade des Anglais” di Nizza, altro marchio  dei funesti attentatori islamici.

Dove si conclude questa vicenda non è a Nizza ma proprio davanti alla redazione del giornale parigino; come un’unità circolare si ritorna al punto di partenza dove in principio c’è solo e sempre caos, morte e confusione generale. Non bastano gli interventi di altre nazioni amiche a risollevare il morale spezzato e sempre più a terra quando si ha difronte un avvenimento del genere. Che non diventi una macabra e sanguigna abitudine per la Francia, quella di stare sempre all’erta e sempre sul chi vive. L’ansia di un nuovo colpo violento è forse la pena e la paura peggiore da dover sopportare, e quando ti ritrovi veramente in mezzo, coinvolto in una sadica azione rivoluzionaria come quella avvenuta il 14 Luglio 2016, tutte le lacrime e le paure che vedi fuoriuscire in quel momento non sono altro che sentimenti vecchi e celati. Ricordo di quello che fu e pensieri di quello che ancora non era stato ma che come un serpente tendeva fuori poco la testa aspettando il momento per attaccare.

Le forze dell’ordine francesi erano state troppo con il fucile puntato durante i recenti europei di calcio e anche in precedenza che, probabilmente, non avevano pensato ad un giorno come quello per un simile attentato; il giorno in cui si era giurato fedeltà alla libertà anche quest’ultima è stata smembrata da una rivoluzione mediorientale. Ma, rivoluzione per cosa?


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