Il 12 ottobre del 1492 un certo navigatore genovese di nome Cristoforo Colombo accompagnato da un robusto equipaggio diviso per tre velieri (le note caravelle) sbarcò su di un isola di quelle che pensava appartenessero alle Indie, terre meravigliose e feconde. Anni più tardi quelle terre si rivelarono essere un Nuovo Mondo, le Americhe.
Oggi in tutto il continente americano la ricorrenza è celebrata, nonostante con intenti e spiriti differenti.
Nell’America latina, quella a sud del muro, cioè quella che sarà a sud del Trumpwall, negli ultimi anni questa festa è passata dal celebrare la cultura spagnola, alla base di quella latina, al ricordare tutti gli apporti culturali e anche politici dei gruppi indigeni, dei neri e di tutti coloro che hanno fatto del continente la loro casa. Tra quest’ultimi molti, moltissimi italiani.
Italiani che negli Stati Uniti sono stati tra i principali promotori del Columbus Day. Orgogliosi della matrice italiana dietro la scoperta dell’America gli italoamericani sentono moltissimo il clima della festa e le parate nelle varie Little Italy ne sono la più concreta testimonianza.
524 anni fa degli uomini hanno consegnato nuove terre ai diseredati, regalato nuovi capitoli di storia e messo nelle mani di intrepidi coloni il futuro del mondo.
Oggi quel futuro è prossimo. Noi possiamo solo stare a guardare.
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