Via, Veneto!

Dopo la Brexit, l’elezione di Trump, la crisi di governo e l’imminente arrivo delle festività natalizie pensavo che il mondo per quest’anno fosse stato più che prodigo di sorprese.

Come al solito mi sbagliavo.

In una tranquilla e apparentemente normale serata nelle prossimità della Perugia da bere durante un minuto di noia ho avuto quell’impulso tipico di noi giovani di controllare i vari social network. Galeotta la mia scelta di seguire più testate giornalistiche che modelle di intimo. Mi sarei certamente goduto di più la “capatina” virtuale e voi vi sareste risparmiati questa mia nuova scocciatura potendo godere così appieno della festività mariana per eccellenza.

Ma andiamo al dunque. Cos’è che mi ha agitato così tanto da distogliermi dalla preparazione del classico albero di Natale? Questa notizia di Repubblica.it.

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Repubblica.it

Capisco che il livello di grappa nel sangue dei veneti è alto fin dalla nascita ma almeno i consiglieri regionali prima di riunirsi dovrebbero evitare di fare un aperitivo troppo pesante. I risultati poi sono sotto gli occhi di tutti. È comprensibile che in momenti di crisi ci sia una maggiore tensione sia a livello locale che nazionale. È quasi naturale. Ma il Veneto ha una peculiarità che gli si deve riconoscere. Prima dell’occupazione napoleonica prima e austriaca poi è stato uno degli organismi più longevi della penisola italiana insieme allo Stato della Chiesa.Venne poi la Terza Guerra d’Indipendenza. Siamo nel 1866 e l’Austria cede il Veneto alla Francia che lo gira all’Italia dopo un plebiscito confermativo. Pretendere legalità ad una consultazione popolare nel diciannovesimo secolo è alquanto ridicolo, considerando che tutt’oggi le nazioni dove si possa godere di libere elezioni non sono certo una maggioranza. Questi movimenti indipendentisti, separatisti e autonomisti basano su questo le loro richieste. Lo considero un po’ anacronistico devo essere sincero. Chiedere poi di essere considerati una minoranza etnica è l’assurdo per eccellenza. I veneti sono italiani, quanto gli altri. Il resto è un capriccio. Fossero stati perseguiti, braccati, uccisi, avrebbe avuto senso. Gli ebrei lo sono stati. I tirolesi lo sono stati. Gli Arbëreshë e i Rom sono una minoranza etnica vera, dal punto di visto linguistico e culturale. Ci sono scrittori e poeti in lingua veneta me nemmeno il veneto è unitario dal punto di vista linguistico. Oltre all’italiano che si parla pure là e ovviamente la serenissima lingua veneta, in veneto si parla ladino, friulano, e persino dialetti tedeschi. Inoltre secondo alcuni linguisti il veneto ha delle varianti a livello provinciale. Meraviglioso. Seguendo però una linea separatista basata sulla diversità linguistica l’Italia dovrebbe tornare ad avere confini e dogane ogni trenta chilometri. Guai a dire ad un pisano che parla come un livornese! Guai a dire ad un perugino che è come un ternano! Guai e solo guai insomma.

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La verità è che questa volontà indipendentista si basa sull’egoismo di una delle regioni più ricche e più produttive d’Italia che si sente frustrata per la crisi economica che l’ha stretta e impoverita rispetto a pochi anni fa. Il Veneto rimane tutt’oggi uno dei motori d’Italia. Una regione bellissima, piena di gente meravigliosa che tanto ha dato a questo paese.

Un appello rivolto a tutti. Dai movimentisti di Sardinia no est Italia, ai neoborbonici, dai triestini per Trieste Città Libera, ai Serenissimi, sappiate che facciamo tutti parti di un paese complicato, difficile, allo sfascio, sconclusionato, caotico, caciarone e con mille altri difetti, ma è il nostro Paese, fondato sulla diversità, sui campanili, che sono il vero tesoro della Penisola. Uniti nella diversità possiamo ripartire.


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