Imbattersi nella leggendaria figura di Dracula non è più così difficile; non lo è da tempo. Il principe della notte, il vampiro, il pipistrello, Nosferatu, il non morto, l’incarnazione demoniaca, in molte credenze popolari, che succhia il sangue dei vivi per continuare la sua notturna esistenza, di giorno dentro una bara, è forse il personaggio più famoso e citato nella storia della cultura mondiale.
Dalla sua favola tenebrosa di stampo moderno, centinaia sono state le opere che abbondano nel mondo artistico e che vanno sempre di più arricchendosi e ad elevarsi di numero. Esso, sebbene sia nato in forma romanzata dalla penna e dalla fantasia dello scrittore irlandese Abraham Stoker, meglio noto come Bram Stoker, Dracula ha origini ben più antecedenti di quell’ormai famigerato 1897 (anno di pubblicazione del romanzo che assieme ad altri testi come “Frankenstein” di Mary Shelley, va ad occupare un posto di prim’ordine nella classifica delle più importanti e spaventose opere gotiche).
L’immagine dell’uomo della notte è ancorata come ragnatela alla nostra fervida immaginazione e anche, grazie alla nostra eterna ignoranza e fiducia nel codice superstizioso, a decine e decine di vecchie Profacole popolari usate sin dall’antichità per i scopi più svariati; sicurezza, premura, truffa, ecc. Tuttavia, la sua creazione ha origine ben più antiche di quanto possiamo pensare. Egli altro non è che un ulteriore optional alla credenza della figura del diavolo, anch’esso noto con innumerevoli nomignoli e termini.
La contrapposizione alla bontà divina è per l’appunto quella del demonio, Satana o Lucifero nella tradizione cattolica europea, ma uguale per tutte le altre popolazioni che nel corso della loro propria evoluzione hanno immaginato e trovato qualcosa che richiamasse il male, il maligno, la sventura su questa terra. Differente nome ma stessa fisicità e stesso scopo; fare del male per la propria continuazione. È giusto citarne alcuni; Satana, Lucifero, Iblis nella tradizione musulmana, Ade, Mara per buddisti, Pazuzu, Seth, Mefistofele per quanto riguarda la letteratura così come il nostro conte Dracula.
Una storia, quella del conte, che, come ho avuto modo di dire, si fa strada nella coscienza collettiva partendo dal romanzo di Stoker, già precedentemente influenzato dal racconto breve di John Polidori “Il vampiro”, ma che comunque non sono stati i primi né gli ultimi ad avere a che fare con questa mitizzazione tanto affascinante quanto stupendamente spaventosa del personaggio. Proveremo, ora, a dare uno sguardo alle diverse personificazioni artistiche del famoso vampiro, in particolar modo per quanto concerne lo strumento della settima arte, il Cinema, che forse con gran ingegnosità, se non in maniera maggiore di testi e romanzi, ha saputo sfruttare nei modi più svariati il mostruoso mitologema. Ma prima di immergerci è d’obbligo rivedere con precisione la vera storia dietro alla fantasia.
Chi è veramente Dracula?
Dracula è un demone, un vampiro e un non morto. Un essere che, per “vivere”, ha bisogno di due cose fondamentali; non vedere mai la luce del sole o morirà, per questo nelle ore diurne è intrappolato nella sua bara, e durante la notte necessita di soddisfare la sua fame mordendo il collo di giovani vittime, possibilmente giovani donne vergini, succhiando loro il sangue portandoli alla morte. Dracula ha in oltre la possibilità di non uccidere definitivamente i malcapitati che cadono preda della sua condanna facendo diventare anch’essi vampiri. Può essere allontanato tramite l’uso di aglio e di un crocifisso. Sconfitto del tutto mostrandogli il sole o infilzando nel suo cuore un paletto di legno, secondo alcune credenze un palo di frassino. Possiamo vedere come la tradizione religiosa abbia influito molto per la nascita di tale mito; il non poter vedere il sole è come non poter ascoltare la voce di Dio e ammirarne la grandezza, per questo il suo mondo, come accadde per l’angelo Lucifero, è riposto nell’oscurità e nelle tenebre, accanto agli animali più oscuri e viscidi. Una tradizione lunga, antica e sempre valida che in Romania (la terra di Dracula), ha intaccato saldamente le sue radici, dando modo a Stoker di rimanerne affascinato.
La figura reale proviene da quella di Vlad III di Valacchia. Noto con il nome di Vlad Tepes, in rumeno Vlad l’impalatore. Tale soprannome deriva dal fatto che, durante il suo potere esercitato in Valacchia come Volvoda (principe), combatté contro l’invasione turca come protettore del cristianesimo in Europa orientale. La sua crudeltà nel torturare i prigionieri turchi, e non solo, che venivano catturati era tale da spaventare persino i temuti guerrieri ottomani che, secondo fonti storiche, erano spaventati al solo pensiero di combattere contro di lui e il suo esercito. I prigionieri erano segregati nelle celle del castello e il più delle volte sottoposti a impensabili pratiche di tortura. Vlad era solito assistere all’impalamento dei condannati che venivano lasciati agonizzare fuori le mura di difesa della rocca. Le storie più famose sul suo conto lo ritraggono come un despota amato e al tempo stesso odiato e temuto. Pare che durante la visita dei messaggeri turchi, inviati dal sultano Maometto II per riscuotere i tributi e uomini da impiegare nell’esercito ottomano, Vlad fece loro inchiodare al tavolo le teste per non essersi tolti i turbanti in segno di rispetto. Se da una parte aveva ristabilito l’ordine politico ed economico in Valacchia, dall’altra aveva potuto raggiungere tale obiettivo anche razziando e distruggendo ogni castello appartenente ai mercanti sassoni stabilitisi in Transilvania, i quali furono poi arrestati e impalati. Ad alimentare ancora di più le leggende sul suo conto sta il fatto che il Volvoda, oltre ad impalare, gradiva assistere a questi spettacoli sanguinari, banchettando tra le fila di uomini sbudellati e morenti. Nel momento in cui l’avanzata turca si fece più intensa, intorno alla seconda metà del 1400, Vlad III si rifugiò nel castello di Poenari, dal quale, sua moglie, presa dalla paura di essere catturata dagli ottomani, si gettò nel fiume che scorre lungo le pendici del monte dove è situata la fortezza; tutt’oggi il corso d’acqua porta il nome di “Fiume della Principessa”.
Dopo la prigionia in Ungheria e la morte del fratello Radu, Vlad dichiarò l’inizio del suo terzo regno. Poco tempo dopo fu ucciso in battaglia e la sua testa portata alla corte di Costantinopoli. I suoi resti mortali non sono mai stati ritrovati, così come non fu possibile risalire alla data della sua morte.
Vlad III di Valacchia fu un membro della casa dei Drăculești, noto con il nome Dracula.
Dracula e il cinema
Molte le trasposizioni, diversi metodi narrativi, di ripresa e stilistici, innumerevoli attori che si sono succeduti passando il testimone all’interprete che avrebbe avuto l’onore e il delicato compito di vestire i panni del conte. Ma quali sono le opere cinematografiche che meglio caratterizzano tale personaggio, superficialmente semplice da interpretare ma che, con il passare degli anni, ha assunto una personalità dai mille volti? Qual è il film su Dracula più bello? Che sappia rendergli vera giustizia? Partendo dal fatto che il romanzo di Bram Stoker, quello che per primo diede inizio alla saga, scorre quasi in contemporanea con l’avvento del cinematografo, non ci si poteva che aspettare un fulmineo utilizzo del materiale dello scrittore irlandese. Un materiale talmente utilizzato, ripreso, rigirato a piacere e con grande libertà che è quasi impossibile dare una vera e propria etichetta. La figura di Dracula assume infinite sembianze di opera in opera, di pellicola in pellicola. Possiamo solo citare quello che veramente può avvicinarsi allo scopo prestabilito.
Se ci concentriamo nei toni più sobri e solenni, legati al sincero legame con il romanzo epistolare di Bram Stoker, viene subito scontato indicare almeno tre dei film che più si avvicinano a quel tipo di personaggio. Primo fra tutti Dracula del 1931, diretto da Tod Browning e Karl Freund. La trama è leggermente cambiata ma lo sguardo penetrante.
La campagna cinematografica del conte elegante continua, arrivando anche in Italia con lo scandaloso Dracula cerca sangue di vergine… e morì di sete!!!, prodotto e distribuito da Andy Warhol, e con altri, alcuni precedenti come il grottesco Per favore non mordermi sul collo diretto da un ancor giovane Roman Polanski. Un film parodia, forse una delle migliori mai riuscite, del 1967, seguita, ventotto anni più tardi dal demenziale e comico lavoro di Mel Brooks, Dracula morto e contento, il quale, generale presa in giro, si diverte scimmiottando un po’ tutte le opere cinematografiche sul conte Dracula fino a quel momento create.
Se questo può sembrarvi sufficientemente soddisfacente, vi ricordo che la figura vampiresca del non morto, non si sofferma solo su queste pellicole. Ben altri hanno ripreso il tema del succhia sangue notturno e ci hanno giostrato a loro piacimento: Vampyr-Il vampiro, scritto e diretto da Carl Theodor Dreyer, Intervista col vampiro, Solo gli amanti sopravvivono di Jim Jarmusch. Dark Shadows, diretto da Tim Burton nel 2012, e molti altri. Ognuno con la propria dose di fantasia e terrore. Eppure, sono certo che nessuno, al di fuori del regista tedesco Friedrich Wilhelm Murnau, ha saputo apportare al mito di Dracula, ma più del vampiro in se, una aura completamente trasformata, carica di vero terrore e fonte di leggende, ancora oggi da alcuni credute.
Con Nosferatu il vampiro (Nosferatu, eine Symphonie des Grauens) del 1922, ci si apre ad Horror diverso, trasformato. Una pietra miliare del cinema, diretto da uno dei più famosi esponenti del cinema espressionista tedesco, il quale, per poter girare il film, fu costretto a cambiare il nome dei personaggi (il conte Dracula diventa Conte Orlok), l’azione catartica che si svolge nella piovosa Londra ora è spostata a Wismar, in Germania. Il castello del conte passò dalla Transilvania alla catena dei monti Carpazi. Qui, la brutalità e la bestialità del vampiro non sono più nascoste da nobili ed eleganti gesti, bensì tutti concentrati nell’esile corpo di un decrepito vecchio con i denti affilati davanti, come fosse un topo. Umanizzato da un lato e molto più animalesco dall’altro.
Tale film, diventato un vero manifesto e capolavoro, ha dato il via a nuovi film; il remake di Werner Herzog, Nosferatu, il principe della notte, interpretato da un grande Klaus Kinski, nei panni del conte, Bruno Ganz e Isabelle Adjani, e il simpatico L’ombra del vampiro con John Malkovich nei panni del regista Murnau e Willem Dafoe in quelli di MaxSchreck, l’attore che aveva interpretato Nosferatu nella versione originale e che, secondo alcune voci e favolette, altri non era che un vero vampiro trovato da Murnau che lo aveva convinto di girare il film. Questo film da una interpretazione fantasiosa di quello che successe nel 1922, durante la lavorazione al film.
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