In arte Nino – Un figlio racconta il padre

La recensione di In arte Nino, film omaggio alla vita di Nino Manfredi.

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Una grande serata a ritmo di cinema quella che si è svolta sabato 6 maggio al Perugia Love Film Festival. Parte della manifestazione si è basata sulla figura del grande attore romano Nino Manfredi prima con un documentario dal titolo 80 anni da attore. Documento storico diretto da suo figlio, Luca Manfredi, che con l’appoggio di personalità influenti nel mondo del cinema, ha voluto rendere omaggio al padre scomparso a Roma il 4 giugno del 2004. Un modo simpatico e affettuoso al quale hanno partecipato fan del celebre mattatore. Ma non è finita qui. Il palazzo comunale ha aperto una delle sue più belle sale dell’edificio per dare l’opportunità di festeggiare ancora e con una proiezione del tutto eccezionale.

L’anteprima internazionale del film televisivo In arte Nino ha richiamato a se molto più di quello che ci si aspettava. Tante personalità influenti del nuovo cinema italiano, tra le quali non è certo sfuggita quella di Elio Germano che nel film interpreta proprio Saturnino “Nino” Manfredi. Più che un semplice film documentario, Luca Manfredi e altri collaboratori, hanno deciso di compiere un’opera di grande spessore e importanza, in cui si va a tracciare con estrema precisione quella figura tanto amata dal pubblico italiano, dal dopo guerra fino ad oggi, dove la sua bravura sembra ancora più viva che mai. Ad accompagnare i due ospiti principali, presenti in sala anche Erminia Ferrari, moglie dell’attore, il produttore del film e il direttore artistico del Perugia Love Film Festival Daniele Corvi che con grande emotività ha aperto le danze a questa straordinario evento. Evento che è riuscito a rendere omaggio all’Umbria stessa, luogo dove Manfredi ha calcato il palcoscenico durante la sua gavetta d’attore.

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Elio Germano in In arte Nino

Non solo una dettagliata sequenza d’immagini ma anche e soprattutto una dedica d’affetto e d’amore da parte dei suoi ideatori; dal figlio e dalla moglie, fino ad arrivare a Elio Germano che si mette nei panni di uno dei suoi maestri di vita e recitazione. Un viaggio a ritroso nel tempo, quello descritto nel film TV prodotto dalla Rai.

In arte Nino interviene con cura negli anni giovanili di Manfredi. Quelli passati in sanatorio dove era stato ricoverato a causa della tubercolosi, uscendone poi sano e salvo, e pronto a iniziare i suoi studi. Il periodo della sua indecisione: se continuare gli studi giuridici o iniziare quelli per diventare un attore all’accademia d’arte drammatica. Gli anni soprattutto del grande cambio linguistico dell’interprete che da un nasale ciociaro passa a una dizione perfetta che gli consentirà, col tempo, di affrontare più ruoli. Senza mai abbandonare quelli in cui interpreta l’immigrato che dalla terra Natale, la Ciociaria, si sposta in cerca di lavoro nell’Italia settentrionale e oltre le alpi. Una forte attenzione e un grande amore per le sue origini che il figlio Luca non ha tralasciato e che ben visibile nelle prime scene di quest’opera briosa e allettante.

Una rappresentazione storica che dai primi anni trenta arriva fino all’incontro con Erminia, donna della sua vita sempre al suo fianco, avvenuto nel 1954; i ricordi giovanili e i primordi s’interrompono nel 1959, anno in cui Manfredi fu preso alla trasmissione televisiva “Canzonissima”. Da qui il successo che noi tutti ricordiamo, ma che sarebbe rimasto solo e senza un predecessore se questo film non fosse stato realizzato. L’occasione di vedere il carattere dell’attore messo a nudo insieme con tutti i primi intoppi, le prime storielle, le amicizie che lo porteranno a entrare all’accademia e i primi lavoretti che si riterranno essenziali per il trionfo in attesa.

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Tanti attori di teatro e cinema come Leo Gullotta, Miriam Leone, Stefano Fresi e Duccio Camerini che occupano le scene e ne danno un ulteriore spessore; ma il merito, senza dubbio, va a un formidabile Elio Germano, qui imbattibile. Un ruolo difficile da portare avanti fino in fondo, specie quando il modello è uno dei personaggi più straordinari e innovativi del cinema Italiano e, perché no, mondiale. Manfredi è stato un attore a tutto tondo capace di far ridere e piangere con una mimica insuperabile e per certi versi mai vista fino allora. Per la sua parte, ci voleva certo un altrettanto sapiente interprete. Germano riesce con destrezza a fare dell’arte mimica di Manfredi, una sua caratteristica. Due movimenti ciondolanti di spalle, viso sornione, braccia leggermente aperte e via con le danze. Manfredi che torna sotto altre sembianze. La vera difficoltà, superata dal protagonista del film, è quella di rubare e trovare una via di recitazione originale; operazione che è di regola quando si entra nei panni di qualcuno di famoso, specie se quest’ultimo è un attore. Ma la scelta del figlio Luca e dei collaboratori, quella di aver ingaggiato Elio Germano non è andata sprecata, e la sensazione del duro lavoro è palpabile e malleabile agli occhi del pubblico che ne rimane affascinato.

Com’è stato detto più volte, prima che l’anteprima potesse essere proiettata, se fosse stato lì Nino, avrebbe di sicuro apprezzato l’interpretazione di un giovane attore la cui energia e forza espressiva non sono lontane da quelle del mattatore.

Commenti

Una risposta a “In arte Nino – Un figlio racconta il padre”

  1. Avatar roberto.uscita17@gmail.com bluesdiperiferia.wordpress.com

    stiamo parlando di un grande del cinema italiano

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