Una notizia allettante arriva direttamente dagli Stati Uniti. Da alcuni giorni Quentin Tarantino, uno dei registi più amati e criticati degli ultimi venti anni, annuncia all’ormai vasto pubblico il suo prossimo film. Dopo il flop, almeno negli States, di “The Hateful Eight”, il regista americano ha una nuova idea in mente e il fatto che non seguirà il suo normale modo di scrivere e produrre lascia tutti un po’ sbalorditi. Alla stampa dice di essere fermamente convinto a girare un film basato sugli efferati omicidi di stampo satanista portati avanti dal pluriomicida Charles Manson durante gli anni sessanta. Una notizia bomba che fa subito smaniare. Le riprese inizieranno nel 2018 ma la cosa ancor più strana è che sarebbe per Tarantino la prima volta che fatti di cronaca coincidano con una sua opera. Da “Reservoir Dogs” a “Jackie Brown” e dal capolavoro di “Pulp Fiction” a “Django Unchained” e il suo ultimo, Tarantino ha sempre riservato nella fase di scrittura un’immaginazione tale da prendere spunto per la trama essenzialmente da se stesso. Il fatto che molti suoi film ricalchino qualche elemento da altre pellicole ritorna sempre in quel circolo vizioso di finzione che sembra non sfiorare mai la realtà. Ora, invece, la cosa è un po’ diversa, specialmente per chi andrà a vederlo. Saprà fin da subito che la storia, o almeno parte di essa, è ricca di eventi sanguinari consumatisi veramente; testimonianza di quanto possa essere letale l’uomo e la sua macchina cerebrale. Ma chi è veramente Charles Manson? Molti ne parlano senza sapere chi sia in realtà. Molti credono sia solo una leggenda cinematografica, come un Freddy Kruger o un Michael Myers. Eppure quest’uomo, attualmente in carcere, è più vero che mai.
Una storia, la sua, che s’incastra anche con la stessa industria cinematografica, quando, nel 1968, entrò con la sua banda nella casa di Sharon Tate a Beverly Hills, uccidendo la giovane donna, incinta di otto mesi, e alcune persone che si trovavano lì in quel preciso istante. L’attrice, una delle donne più belle del cinema hollywoodiano, era in quegli anni la moglie del noto regista Roman Polanski. Una vicenda che lo perseguiterà nella vita privata e anche nelle sue opere future.
Perciò andiamo ad analizzare più da vicino chi è realmente Charles Manson.
Nato nel 1934 a Cincinnati nell’Ohio, da una ragazza di soli sedici anni che conduceva una vita ai limiti della sregolatezza –secondo molti era una prostituta-, Charles Milles Manson andò ad abitare da degli zii nel West Virginia mentre la madre scontava la sua pena per furto in carcere. In questo frangente, un ragazzino nato in una situazione come questa ha due possibilità di affacciarsi al mondo: o da uomo vissuto ma per bene, o da individuo problematico mai tenuto d’occhio. Per Charles si rivelò esatta la seconda opzione, specialmente quando trasportò fino al confine un’auto rubata. Fu condannato a qualche anno nel riformatorio giovanile. Una volta uscito, nel 1954, aveva venti anni: tornò nel West Virginia dove conobbe una giovane infermeria, Rosalie Jane Willis, con la quale convolò a nozze lo stesso anno. Anche quando la moglie era incinta, Charles non smise con la delinquenza. Dopo aver convinto il giudice al processo di non essere rispedito in galera, grazie alla sua dote di oratore, alcuni anni dopo ricascò in furti e cose del genere e venne trasportato al penitenziario di Terminal Island, dove rimase per tre anni. Uscito anche questa volta dal carcere, Manson mise in piedi una florida attività di prostituzione per la quale fu incriminato e gettato nella prigione di McNeil Island, questa volta per dieci anni. Anni in cui poté disinteressarsi alla moglie e al figlioletto per immolarsi con fermezza nella negromanzia, magia nera, esoterismo massonico e satanismo. Un bel bagaglio culturale che lo portò anche a creare appositamente canzoni con una chitarra che imparò a suonare grazie all’iuto di un gentile detenuto. A parte gli scherzi, il compagno di cella era veramente un brav’uomo. Gli anni successivi Manson era già un hippy in California circondato da donne infatuate dal suo charme. Con alcune di esse, più altri membri di sesso maschile, creò un clan chiamato “The Family”, e con un pulmino nero girovagarono per mezza America prima di rientrare in California. Ai sessanta adepti che aderirono al suo gruppo, egli si mostrava come reincarnazione di Gesù Cristo e perché no, anche di Satana. Sotto uno stile di vita hippy, usando droghe e praticando sesso di gruppo, “la Famiglia Manson” continuò a vivere di furti e atti criminali e razzisti fino al 1968, anno in cui Charles, accompagnato da un membro dei Beach Boys, che aveva conosciuto per puro caso, si recò a Los Angeles per registrare un disco musicale. Fu un vero fallimento. Forse la vera causa dell’aumento della sua nevrosi e pazzia.
I primi omicidi interessarono proprio i coniugi Polanski. Il regista franco-polacco si trovava a Londra la notte in cui la moglie e alcuni amici furono trucidati a colpi di revolver e pugnali dalla banda di Manson (lui non presenziò agli omicidi). Il giorno seguente il gruppo uccise l’imprenditore Leno LaBianca e la moglie. Le stesse scritte di sangue rinvenute sulle porte di casa Polanski, furono ritrovate anche in casa LaBianca: Death to Pigs, PIG e Helter Skelter, ovvero “Confusione”. Manson mosse la sua mano violenta sulla città di Los Angeles per più di sei mesi. Riconosciuto colpevole grazie agli indizi trovati da Vincent Bugliosi, un avvocato di origini italiane, Charles Manson venne processato. I crimini furono denunciati anche da Linda Kasabian, un membro della Famiglia. Non uguale ai lunghi processi italiani, eppure quello contro Manson durò più di un anno. Lui non rivelò mai gli omicidi mentre lo fecero alcuni suoi compari. Un finale, per Charles e la sua banda, quasi rose e fiori. Conclusosi il processo nel 1971, gli assassini vennero condannati a morte ma nel 1972 la pena di morte fu abolita in California. Manson fu spostato al normale carcere. Per lui, l’ergastolo. Da quel 1972 ad oggi Manson chiese più volte la libertà vigilata o la riduzione della pena. Ogni sua domanda fu sempre rifiutata.
C’è la certezza che dietro la figura di questo mito del male, folle e disagiato, ci sia ancora molto da narrare. Aspetti e fattori di un individuo disorientato e fisso verso un orizzonte malsano e distorto che possono trovare una via originale per essere raccontati. Tarantino, sebbene questa volta non seguirà una personalissima scia lavorativa, anche adesso potrà dare il meglio di se. M’immagino subito un film dei suoi, in cui la violenza di certo non manca, ma con l’aggiunta di un qualcosa estremamente vero e indubitabile. Aspetto con ansia, e così i concitati fan, la sua uscita nelle sale. Ancora è presto per dire se sarà o no una buona pellicola, tuttavia qualcosa mi dice che ci sarà molto di Tarantino e anche molte trasformazioni. Molti elementi in più che potranno tracciare parte di quella vita distorta eppure affascinante da doverne fare un’opera cinematografica. Alcune fonti giornalistiche annunciano già gli attori principali: Margot Robbie, Jennifer Lawrence, Brad Pitt e Samuel L. Jackson.
Non è stato ancora confermato, ma se l’affare dovesse andare in porto, WOOW!
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