Il Gabibbo non morirà mai.
Il 20 agosto 2017 si è portato via un uomo che, nonostante sia poco conosciuto dai non addetti ai lavori, è entrato sicuramente, almeno una volta, grazie alla potenza dello schermo televisivo, nelle case di tutti gli italiani, dal nord al sud della penisola.
Giorgio Caldarelli, in arte Gero, è purtroppo deceduto. Per chi non lo conoscesse Gero è stato, dal 1° ottobre 1990 fino ad oggi, la linfa vitale del Gabibbo. Insieme a Lorenzo Beccati dava infatti la vita a questo iconico pupazzo rosso creato nella fucina televisiva del produttore Antonio Ricci. Gero era l’energia, il movimento del Gabibbo, mentre il Beccati ne era l’animo espressivo, caratterizzandolo con quell’accento genevose che ne ha fatto un marchio. Gero è riuscito negli anni, secondo Antonio Ricci, “a dare a un pupazzo, che nasceva arrogante, grazia e poesia.”
Il personaggio del Gabibbo infatti nasce come un antipatico provocatore che solo con il passare del tempo a iniziato ad ergersi come il paladino dei diritti dei cittadini, fino al punto da rendere l’S.O.S Gabibbo di Striscia la notizia un’istituzione al pari delle forze dell’ordine nell’immaginario popolare. Il carattere nazional popolare del Gabibbo diventa evidente col suo enorme successo. Diventa una presenza fissa nei programmi di Antonio Ricci arrivando persino a condurne alcuni. La mascotte più conosciuta della tivù italiana è riuscita persino a vincere un Telegatto, che per chi lavora nella televisione italiana è come riuscire a vincere un Premio Oscar (ovviamente, con le dovute proporzioni).
Nonostante il triste addio a Gero Caldarelli, il Gabibbo continuerà a vivere. Infatti Gero aveva iniziato ad alternarsi in questo 2017 con un suo allievo, tale Rocco Gaudimonte, che negli ultimi mesi è diventato lo “scheletro” ufficiale del pupazzo rosso più amato della televisione italiana. Sarà lui a portare avanti l’eredità di Gero.
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