Festival Filosofia – Filosofia artistica ed arte filosofica

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Dal 15 al 17 settembre in Emilia-Romagna abbiamo assistito ad uno dei momenti di dialogo intellettuale e di divulgazione più importanti del nostro panorama culturale: il festival filosofia. Nei centri storici di Modena, Sassuolo e Carpi una folla affascinata si è riunita nei giorni del festival filosofia – nonostante la pioggia – per ascoltare le lezioni magistrali di alcuni degli intellettuali più in vista italiani e non solo ( Severino, Nancy, Cacciari, Bodei, Galimberti, Natoli, Curi, Canfora, Augé, Recalcati.. solo per citarne alcuni). Il grande tema di quest’edizione del festival filosofia (la diciassettesima)  era sulle arti. Ma cos’è in fondo l’arte? Domanda lecita, che ci siamo fatti tutti, in un momento o nell’altro della nostra esistenza: guardando un film al cinema, oppure ascoltando una sinfonia dell’opera, leggendo una poesia o un romanzo, passeggiando fra le ampie sale di un galleria d’arte oppure semplicemente osservando un muro (incontrando ad esempio un graffito di Banksy). Se lo chiedete a dieci persone avrete altrettante risposte diverse, ma se lo chiedete a dieci filosofi vi ritroverete ad ascoltare discorsi di durata inimmaginabile, che abbracceranno l’intero scibile umano ed ancora oltre, per terminare, nel migliore dei casi, in sistemi filosofici estremamente complessi ed improbabili, o nel peggiore dei casi, in una parafrasi raffinata che essenzialmente recita ‘’non lo so’’. Ed è giusto che sia così, perché l’arte in quanto arte non si è mai prestata ad una definizione univoca e rassicurante, pena la perdita dell’essenza specifica di essa stessa. Non appena si tenta d’ingabbiare un opera d’arte specifica oppure una corrente artistica in una definizione o in un percorso logico-razionale, si finisce inesorabilmente col farsi scivolare via l’opera d’arte dalle mani, o per lo meno ciò che rende arte un’opera d’arte.  Qualunque cosa sia l’arte, essa, sin dagli albori dell’umanità ha accompagnato il nostro percorso rallegrandoci, aiutandoci, facendoci pensare, oppure turbandoci, trasformandoci e violentandoci, ma sempre facendoci emozionare – nel bene e nel male -, cioè suscitando in noi una risposta emotiva, a volte forte di una carica intellettuale, esistenziale o divina, altre volte carica di una spensieratezza incolmabile e altrimenti irraggiungibile.

E allora dove va cercata l’origine dell’arte, del bello e del fare artistico?

In Dio?

Nella capacità di pensare tipica dell’uomo?

Nella potenza dei sensi che ci mettono in comunicazione con gli altri e con il mondo?

Forse in una sintesi di tutto questo oppure in nessuno di questi luoghi di pensiero. Certo è che l’arte esiste  e che, in un modo o nell’altro, continua a procurare all’uomo un valore esistenziale ed una missione concreta. Certo i disegni rupestri degli uomini primitivi, la pittura paleocristiana e quella rinascimentale o le avanguardie futuriste sono tutte cose molto diverse dall’arte contemporanea (nella forma come nel concetto), ma condividono tutte lo stesso sentiero misterioso ed affascinante, che è lo stesso dell’uomo.

E se l’opera d’arte ha un suo personale inconscio che non è dell’artista, che non è patografico (Recalcati), noi siamo sempre e comunque tentati di rivolgerci – per intercessione demoniaca come Faust – a quella ‘’terra delle madri’’ dove tutto ha inizio, sfidandone gli insidiosi pericoli e chiedendoci insieme a Leopardi il come e il perché il pensiero si faccia poesia, il verbo carne (Cacciari), magari domandandoci anche cosa sia l’uomo – in riferimento, e non, all’arte – e che cosa sia il mondo, e cosa accada nella storia e nella tecnica (Galimberti), sempre però pronti a meravigliarci dinnanzi a quella forza, quell’energia, quell’impulso che trasforma la vita in arte e viceversa.

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Modena 15.09.17
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Massimo Cacciari – Fine dell’arte, Sassuolo 16.09.17 
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Massimo Recalcati – Il mistero dell’opera, Modena 15.09.17

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