E anche per Kenneth Branagh è arrivato il momento di cimentarsi in un personaggio nato dalla penna di una delle scrittrici più prolifiche e famose del 900. Agata Christie ha creato il detective Hercule Poirot; il cinema, nel corso degli anni, è riuscito a dare a tale personaggio volti diversi, e quasi tutti di attori inglesi. Forse il più famoso, sebbene non appartenente alle prime pellicole sull’ispettore belga, è con certezza Peter Ustinov (Assassinio sul Nilo 1978, Delitto sotto il sole 1982). C’è stata anche l’omonima serie televisiva; fortunata soprattutto grazie all’interpretazione di David Suchet. Tuttavia, uno dei primi Poirot venuti fuori dal grande schermo è quello di Albert Finney, britannico pure lui. A distanza di più di quarant’anni, la pellicola diretta all’epoca da Sidney Lumet, agguerrito e amato regista, torna in vita con un nuovo rifacimento, Assassionio sull’Oriente Express.
Kenneth Branagh, nei panni di regista e attore, dirige un cast ricco, composto da stelle del cinema hollywoodiano e inglese, così come avvenne nel 74’. All’epoca il film divenne un cult anche per questo. Oltre al già citato Finney, c’era Sean Connery, Ingrid Bergman, Lauren Bacall, Vanessa Redgrave, Anthony Perkins, lo shakespeariano John Gielgud, Martin Balsam, Jean Pierre Cassel e Richard Widmark. Ora che siamo nel 2017, viene scelto da Branagh un cast più contemporaneo ma sempre distinto, restando fedele all’opera precedente: Johnny Depp, Michelle Pfeiffer, Judy Dench, Penelope Cruz, Willem Defoe, Olivia Colman, Derek Jacobi e molti altri. Lo stesso Branagh, con narcisistico entusiasmo, si pone al pari dei suoi predecessori detective non avendo il problema, tuttavia, di poter fare meglio degli altri; il film è suo.
Tralasciando questo piccolo particolare, il film è ora in tutte le sale e se non l’avete visto vi consiglio di andare a vederlo. Obbligato a vedere l’opera in spagnolo, anche se avrei preferito la lingua originale o il fedele e mai scadente doppiaggio italiano, non soffermerò la mia attenzione su questo. Iniziamo col dire che, per chi non avesse visto il film di Lumet, né letto il romanzo della Christie, ci penserei due volte prima di vedere l’ultimo uscito. Coloro che hanno visto solo il Poirot di Branagh potrebbero dire che, tutto sommato, è un buon film; accattivante, ricco di suspense, non banale o sciatto. La verità, infatti, è che davvero ben girato; o almeno ciò che penso io. Un remake del passato in puro stile 2000. Tuttavia, c’è un ma, che chi ha visto la vecchia pellicola potrà capire e accorgersene sin da subito. La trama è sempre la stessa, su questo non ci piove. Di vacazione a Gerusalemme, Poirot sventa un caso di furto e si imbarca verso Istanbul. Da lì, al seguito di un vecchio amico, terminerà la sua vacanza a bordo dell’Oriente Express, in viaggio verso Calais. A causa di una valanga, il treno è costretto a una lunga sosta in mezzo alle montagne. È il momento giusto per un omicidio ben congegnato. Il ricco mercante americano Samuel Edward Ratchett (Johnny Depp), teme così tanto per la sua vita che, durante la notte, questa arriva sotto forma di un violento accoltellamento. I presenti, imprigionati nel treno, non possono fare altro che sottostare alle regole dell’ispettore, che con una serie d’interrogatori riuscirà a svelare il mistero.
Tratto da uno dei romanzi su Poirot più belli e interessanti. Il finale, sia nel libro sia al cinema, ha davvero un sapore antico, da dramma greco e shakespeariano. Sebbene Branagh, con lo sceneggiatore e scrittore Michael Green, offra un allettante e scaltro Poirot, non posso fare a meno che notare una grande somiglianza con l’opera di Lumet; a volte ancor più ridicolizzato sia nella recitazione sia nel contorno thriller un po’ troppo leggero e sbrigativo qui e la. Un rifacimento del film precedente che finisce col ricalcare passo dopo passo la stesura scenografica e stilistica più vecchia. È il rischio di fare il remake di un cult movie. Possiamo invece dire che tutta l’opera è un grande omaggio alla letteratura e al cinema passato. Il Poirot di Branagh è un mix di quegli altri che hanno vestito i panni prima di lui; del resto non è la prima volta, e il regista e attore inglese si deve adattare ai tempi più moderni cercando di colmare la mancanza di originalità con qualcos’altro. Come per esempio, con l’uso più vasto degli effetti speciali o qualche sfumatura in più sugli altri interpreti. Essere Poirot oggigiorno non è cosa facile.
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