Fuori dal Pantheon!

Si fa un gran parlare del rientro in Italia della salma di Vittorio Emanuele III, l’ultimo re prima che la monarchia diventasse, per via referendaria, una repubblica. Tra pietismi e revisionismi il fronte è diviso. L’unica certezza è che per ora l’ultimo monarca sabaudo nel Santuario di Vicoforte, in provincia di Cuneo.

Vittorio Emanuele III viene incoronato re nel 1900. Durante il suo regno, lungo 46 anni, l’Italia conosce il suffragio universale maschile, le due guerre mondiali, la dittatura fascista e le leggi razziali.

Un curriculum di tutto rispetto, che ha lasciato non poche scorie negli sviluppi successivi della storia italiana.

Per questo il rientro della sua salma in Italia -con un volo di stato- da Alessandria d’Egitto dove era sepolto ha suscitato non poche polemiche. Soprattutto per le dichiarazioni di un suo discendente, molto conosciuto per aver abbordato la televisione italiana dopo la fine dell’esilio della sua famiglia nel 2002. Emanuele Filiberto ha infatti dichiarato che il bisnonno “merita il Pantheon” poiché “da sempre la sepoltura dei re è lì.”

E da qui originano le polemiche. Perché persino l’idea che un re d’Italia, che acconsentì a discriminare dei cittadini italiani in quanto ebrei, venga alloggiato al Pantheon disturba le coscienze.

Il Pantheon è un simbolo. È tra i monumenti più conosciuti di Roma e dell’Italia intera. Al suo interno riposa Vittorio Emanuele II, il primo re d’Italia, che possiamo considerare un padre della patria. Oltre a lui la Rotonda ospita il figlio, e secondo re d’Italia, Umberto IMargherita di Savoia, la regina della pizza, e molti artisti che hanno fatto di Roma una delle città -se non La Città- più belle del mondo.

Non si può mettere vicino a persone del calibro di RaffaelloVignola, e Baldassare Peruzzi qualcuno che consegnò il Paese in mano alle camice nere, e promulgò per legge l’inferiorità di una parte della cittadinanza.

Non critico certo il rientro della salma in Italia. Come l’esilio per la famiglia era inumano, così questo rientro è un mero atto di umana compassione senza alcun onore pubblico”, come detto dal Presidente del Senato Pietro Grasso.

Critico però l’idea di voler dare lustro, in un luogo simbolo, ad una persona che forse non lo merita.

La storia è questa e non può cambiarsi.


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