Napoli Velata – La Napoli di Özpetek

Un thriller drammatico che disorienta e mette a confronto i tanti pregiudizi e luoghi comuni della bella e misteriosa città partenopea. Napoli velata è il film di Ferzan Özpetek ambientato nel golf. Il film da prova di saper mescolare in maniera sublime, e legata alla cultura cittadina, molti aspetti veri, unici, crudi e popolari, moderni e antichi della metropoli.

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Adriana (Giovanna Mezzogiorno) è una donna di circa quarant’anni. Lavora come medico legale e la sua vita è accompagnata dal dramma familiare dell’uccisione del padre da parte della madre Isabella, la quale si è suicidata. Apparentemente vive un’esistenza tranquilla, circondata da persone che la stimano e le vogliono bene. C’è la zia Adele (Anna Bonaiuto), sorella della madre, che vive nell’appartamento dove abitava prima Adriana con la famiglia. Pasquale (Beppe Barra), un attore di teatro che tratta la donna come fosse sua figlia e poi altri personaggi che frequentano il mondo dell’arte o della moda. Ad uno spettacolo teatrale che Adele allestisce in casa sua, Adriana incontra Andrea Galderisi (Alessandro Borghi), un giovane di bell’aspetto con il quale decide subito di passare una passionale notte d’amore nell’appartamento di lei. La mattina seguente, Andrea e Adriana si danno appuntamento al museo archeologico ma lui non si presenta all’appuntamento. Quando Adriana andrà ad esaminare un corpo barbaramente privato dei bulbi oculari, da un tatuaggio sul fianco, riconosce nella vittima Andrea. Inizia così l’indagine e lei dice tutto ciò che sa al commissario e all’assistente; eppure, sebbene lo avesse conosciuto da poche ore, Adriana è distrutta e confusa dalla morte di Andrea. Talmente a pezzi che non si da pace e solo alcuni giorni più tardi scruta tra la folla della metropolitana un uomo identico ad Andrea. Su consiglio dell’amica Catena (Luisa Spagnoli), la quale crede nei fantasmi, Adriana va da una maga ma ciò non sembra di aiuto. Pasquale e Adele non le credono ma la donna rivedrà nuovamente il misterioso individuo che, dopo essere riuscito a fermarlo, le confesserà di essere il fratello gemello di Andrea, in visita a Napoli proprio per incontrarlo. Nel momento in cui Adriana decide di ospitarlo nel suo appartamento, sarà costretta ad entrare in contatto con un mondo a lei apparentemente sconosciuto ma che sa di passato vissuto sulla propria pelle e di esperienze rimosse. Tali esperienze, solo alla fine, verranno smascherate come la verità assoluta dietro al terribile mistero.

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Napoli velata è un’opera di cinema che Özpetek cerca in tutti i modi di caricare con i classici luoghi comuni napoletani; come per esempio, il teatro e la vita in stretta relazione con la teatralità e le bugie di una riuscita interpretazione che può riguardare gli aspetti quotidiani o accadimenti passati. In questo caso, il segreto che Adele svela ad Adriana su di lei e il padre, può essere un esempio. Oppure la grassa veggente allettata e la nana che le fa da spalla durante le sedute. Gli spettacoli sul terrazzo o per la strada.

Un altro fattore che accresce il senso di magia e di straniamento è la marcata caricatura che il regista da dei vari personaggi. Adriana e Andrea sembrano gli esseri più normali, rispetto alle persone che ruotano intorno a loro. A partire dalla zia Adele e da Pasquale, che sembra non abbandonino mai la parte dei buoni consiglieri e dei cari parenti e amici. Ma poi anche il modo di presentarsi di molti personaggi; nella scena della tombola i vari partecipanti sono quasi tutte donne rifatte o transessuali. Le due collezioniste d’opere d’arte, Isabella Ferrari e Lina Sastri, si presentano come due statue di marmo; erette e senza mai qualcosa fuori posto, con il volto ricolmo di mistero e austerità ma soprattutto con acconciature che rasentano un look giovanile e antico allo stesso tempo; il volto di due sadiche streghe o meretrici che tutto sanno e tutto vedono. E poi molti caratteristi e modi di fare che continuano a contornare la storia; la già citata veggente, classico personaggio della vita napoletana oppure la tombola, i numeri, ecc.

02666 Alessandro Borghi in Napoli velata_foto di Gianni Fiorito
Alessandro Borghi in Napoli Velata

Non meno importante è, oltre all’immagine e al simbolo dell’occhio che ritorna sempre in ogni luogo e ogni situazione, è l’architettura in cui tutto nasce e gira che è veramente importante. Dagli antichi palazzi cinquecenteschi del centro alle scale mobili ultimo grido della metropolitana. Dagli spazi quadrati e simmetrici dei saloni antichi, alla circolarità delle scale o e dei piccoli oggetti che adornano i luoghi. Da Piazza del Gesù all’appartamento di Adele o Adriana, dal paesaggio marittimo della spiaggia o degli scogli, fino alla grande sala della Farmacia degli incurabili o alla cappella San Severo. E poi statue, ammennicoli, scale, scaloni, pavimenti; ogni cosa, ogni forma e figura architettonica prende vita e risucchia ogni personaggio senza mai lasciarlo andare. Le strade nascoste del centro o le piazze, gli immensi balconi che si affacciano sulla città, tutto prende vita e ha un respiro profondo, una propria storia che si riallaccia con il dramma e con la strana vicenda che incuriosisce Adriana.

E per ultimo, ma non ultimo, assieme ai mille volti e i mille luoghi c’è il mesto senso di morte che è tematica principe e insita in ogni napoletano. Guardando il film ci si accorge di come il legame tra la vita, la morte e l’aldilà sia perenne e necessario. Un aspetto, questo, che trova, nella cultura napoletana, i rimandi più svariati. Dal gioco della tombola e dei numeri sognati, passando anche per il teatro di Eduardo. Il tema dei fantasmi, che poi potrà sembrare quello risolutore, del mistero immaginato o reale,  o dell’omicidio, citando, appunto, “Questi fantasmi” o “Le voci di dentro”. E poi anche le poesie di Totò o le canzoni, i modi di dire e la superstizione.

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(da sinistra) Alessandro Borghi, Ferzan Özpetek e Giovanna Mezzogiorno

Napoli velata appare, quindi, come un grande omaggio e variopinto affresco di vita e cultura, di strade e palazzi, affiancato da una trama thriller che si rifà al cinema di Lucio Fulci o Argento, ponendo una donna come protagonista degli eventi. Un interessante lavoro e soprattutto ricco di suspense e tensione.

Commenti

2 risposte a “Napoli Velata – La Napoli di Özpetek”

  1. Avatar cinedirape

    Bell’articolo. Che bello anche che un film possa generare reazioni così opposte. A me è piaciuto tanto, proprio per i motivi indicati in quest’articolo. Viva il cinema!

    1. Avatar malberock

      È vero. Molta gente lo ha trovato insensato se non orribile. Io penso che sia un sincero omaggio ad una delle culture e città più belle e intricate del mondo.
      È una descrizione, poi, che si fonda su svariati agganci artistici, folcloristici. È un mix frenetico come frenetica è la città.

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