Qualche giorno fa mi sono imbattuto in un articolo che a lettere cubitali annunciava il ritorno di Alvaro Vitali come protagonista di un film drammatico; se non thriller. Non se ne sentiva proprio la mancanza devo aggiungere; ma ciò che realmente mi ha colpito è vedere un’intervista fatta all’attore romano, allegata nell’articolo. Un’intervista di qualche mese fa, ho dovuto recuperarla per avere le idee chiare.
Il programma in questione era “Nemo“, il talk show condotto dalla ex iena Enrico Lucci e Valentina Petrini. Non è un appuntamento fisso; se devo essere sincero non lo vedo quasi mai, ma l’intervista fatta ad Alvaro Vitali mi ha fatto pensare. Il conduttore si era presentato nella casa dell’attore il giorno del suo compleanno, il 3 febbraio scorso. Dice che compiva 68 anni; stando a vedere dall’intervista ne dimostrava il triplo. Il paffutello Pierino, il cui ricordo avevo debellato dalla memoria, è ora un vecchietto striminzito uscito fuori da un lungo periodo di depressione. Oltre al dispiacere -stiamo parlando sempre di un essere umano- ciò che più mi ha fatto pena, è vedere l’attore prendere un aereo per la Calabria, entrare in un ristorante, fare il suo show di un’oretta, incassare la paga e tornarsene a casa. E il repertorio è sempre lo scurrile monologo di barzellette deliranti e cafone. Sembrava di rivedere Chaplin in “Luci della ribalta”, quando, rimasto in povertà e senza più successo, il vecchio clown porta avanti lo stesso repertorio pur di ricavare qualcosa. Forse con Chaplin ho esagerato, ma era giusto per creare un ambiente e una situazione romanzati.
Entrato nel mondo dello spettacolo con il cabaret, Fellini lo chiamò per interpretare uno dei tanti personaggi stralunati, usciti dai sogni e dalla fantasia del regista riminese. Successivamente, più per l’aspetto fisico che per le doti attoriali, Vitali continua la sua avventura cinematografica con la commedia sexy, a fianco di Banfi, Edwige Fenech, Bombolo, Gianni Ciardo, Renzo Montagnani, ecc. Con Pierino raggiunge più notorietà, per poi scomparire nell’ombra e nel cassetto della dimenticanza. E ringraziamo il cielo, aggiungerei. Nell’intervista l’attore lo spiega in maniera chiara, lucida; “mi mancano gli applausi, mi manca il mio pubblico, la fama, le risate, e quando per la strada mi fermavano per un autografo o per recitare qualche barzelletta”. Un bel coraggio, bisogna ammetterlo. Considerare Alvaro Vitali un attore di culto e tutta la serie di film fatti, tra gli anni settanta e ottanta, patrimonio del cinema italiano, è un oltraggio al buon gusto, al buon senso e al compito serio di fare arte. Quale fama? Quale applausi? Quale pubblico? La stagione della sex comedy e di Pierino è un periodo da cancellare, secondo il mio personale parere. Film fatti essenzialmente per un modesto gruzzoletto a fine mese; perché questo erano. Filmetti deliranti e cafoni, fatti giusto per permettere ai vari registi di guadagnarsi il pane. Un uomo come Vitali, che afferma ciò, vuol dire che non ha capito niente; e se vuole il suo pubblico solo in ristoranti può trovare un po’ di considerazione. L’attacco nei confronti dell’attore romano è un po’ pesante. Ognuno nella vita cerca di guadagnarsi da vivere come meglio può. Vero è che i film che faceva lui, li facevano anche quelli che noi oggi consideriamo mostri sacri. Ma volete veramente mettere Vitali alla pari di un Banfi, di un Cannavale o di un Montagnani? Persino Bombolo è tre spalle sopra di lui. Non c’è storia. E quella fama, quel pubblico di cui parla, è durato poco; è stato solo un breve periodo di sbandamento. Di ubriachezza molesta.
Ora bisognerà sorbirsi il suo clamoroso ritorno in un film drammatico. Dai Alvaro! Fallo per il cinema. Stai al caldo a casa e non uscire.
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