Franco Zeffirelli – Dal teatro a San Francesco

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Nato a Firenze il 12 febbraio 1923, Franco Zeffirelli entrò all’accademia di Belle Arti dopo una dura infanzia causata dalla morte della madre e dal padre naturale, il quale non volle riconoscere. Grazie alla profonda stima e amicizia con Luchino Visconti -che più avanti si tradurrà concretamente come una relazione amorosa tra i due- Zeffirelli entra a far parte della mise en scene cinematografica affiancato da ben altri provetti e giovani registi come Francesco Rosi con il quale lavorò in “La terra Trema” di Visconti o ne “Il sole negli occhi” di Antonio Pietrangeli. Siamo appena agli inizi degli anni ’50, e assieme al cinema collabora persino nel mondo teatrale e scenografico. Alla Scala di Milano curerà i bozzetti per lo spettacolo “L’italiana in Algeri”.

Questa sua quasi innata propensione per il teatro, sarà per Franco Zeffirelli una maniera per accrescere la sua fama. Esordisce sia in teatro sia nel cinema. Riveste il ruolo di regista teatrale con spettacoli che faranno ben presto il giro di tutta Europa come “La Cenerentola”, “L’elisir d’amore”, “Don Pasquale” di Giuseppe Verdi, “Mignon”, “I pagliacci”  di Ruggero Leoncavallo e “Cavalleria rusticana” di Pietro Mascagni.

Sempre per quanto riguarda il teatro, storiche rimarranno rappresentazione come “Amleto” con Giorgio Albertazzi negli anni sessanta, o “Falstaff” di Shakespeare, “Rigoletto”, “Chi ha paura di Virginia Woolf?”, “I puritani” e molti altri ancora. Anche nel mondo del cinema questi sembrano essere anni molto producenti, e Zeffirelli ci s’impone trasponendo in pellicola quelle opere e drammi teatrali da lui tanto amati. Memorabile resta il suo “Romeo e Giulietta” del 1968, o “La bisbetica domata” dell’anno prima.

Olivia Hussey e Leonard Whiting in "Romeo e Giulietta" di Franco Zeffirelli
Olivia Hussey e Leonard Whiting in “Romeo e Giulietta”

E la sua fedeltà nel riportare anche il più piccolo dettaglio dall’opera scritta a quella impressa su pellicola si è sempre dimostrata visibile e forte anche e soprattutto nei successivi film diretti dal regista fiorentino. Intervallando sempre con il teatro, nel 1971 rende omaggio alla vita di San Francesco d’Assisi con il film “Fratello Sole, Sorella Luna” con Graham Faulkner, Alec Guiness, John Sharp e Adolfo Celi. Alcuni anni più tardi, dopo il successo del film per la televisione “Gesù di Nazareth”, Zeffirelli mantiene inalterata la sua fama con opere cinematografiche come “Amore senza fine”, “The Champ” e “Il giovane Toscanini”.

Il suo amore per le opere shakespeariane lo induce ad ennesima trasposizione cinematografica dell”Amleto. Fra i tanti giunti fino ai giorni nostri, come quello di Laurence Olivier o Kenneth Branagh, l’Amleto di Zeffirelli è forse quello più modesto, semplice, libero, per la prima volta, dalla statura teatrale e cartacea e allo stesso tempo fedelissimo e convincente. Nel ruolo del principe di Danimarca troviamo Mel Gibson, Helena Bonham Carter in quello di Ofelia, Gel Close in veste di madre mentre nei panni dello zio Claudio c’è Alan Bates. Successivamente tra il 1993 e il 1999 dirige “Storia di una capinera”, “Jane Eyre” e “Un tè con Mussolini”.

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Dopo essere stato eletto senatore nelle liste di Forza Italia nel 1994 e poi rieletto nel 1996, nel 2002 dirige il film “Callas forever”; un film biografico sulla vita della celebre cantate lirica Maria Callas, interpretata per l’occasione da Fanny Ardant. Il suo instancabile rapporto con il teatro continua con la regia de “Il barbiere di Siviglia” per il Metropolitan, “La Traviata” a Roma nel 2007 fino al suo ultimo allestimento avvenuto a Verona nel 2012 con “I Pagliacci”.

Nominato cavaliere dell’ordine dell’impero britannico, Franco Zeffirelli raggiunge i 95 anni senza tante pretese. Afferma di continuare a sognare e creare. Gli acciacchi anche per lui si fanno sentire ma solo appena per un grande uomo d’arte come lui, apprezzato in tutto il mondo. Per onorarlo come si deve, nel 2018 è stata allestita a Firenze una mostra per i suoi 70 anni di cinema e teatro, con l’aggiunta di disegni e bozzetti creati dallo stesso Zeffirelli. Sempre per l’occasione, in giugno viene portata in scena per 16 repliche a Verona la sua “Aida”.

Muore il 15 giugno 2019.

Franco Zeffirelli

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