« I fantasmi non esistono… li creiamo noi, siamo noi i fantasmi! » Pasquale Lojacono in Questi Fantasmi.
Con Questi Fantasmi Eduardo supera davvero se stesso. La vita illusoria di Pasquale Lojacono e di sua moglie Maria, fatta di sotterfugi, credenze e malintesi, è stata veramente una manna per quelli che poi la interpretarono a proprio piacimento; sia scrittori, sia attori teatrali, di cinema e registi. A piccole e grandi dosi, molti hanno preso pezzo per pezzo la commedia degli equivoci e dei fantasmi portandolo in giro per tutto il mondo. Qui è forte l’ironia che l’autore da al suo scalcagnato personaggio. Ancor più forte è la tragedia che si nasconde dietro di lui e dietro tutti gli altri personaggi che a poco a poco, entrano ed escono come spiriti benigni o maligni. La commedia della vita, confusa, drammatica ma al tempo stesso risibile come risibile appare l’individuo più buffo dell’opera. Ma, attenzione! Sono solo farse, comportamenti dannati mascherati da un ingannevole sorrisetto. Altri, invece, che appaiono come astutamente maligni e menefreghisti, salvano la vicenda convertendosi al buon senso e alla realtà dei fatti.
Prima opera del drammaturgo napoletano rappresentate all’estero; al Théatre de la Ville di Parigi. Già con l’elenco dei vari personaggi si assiste ad una sottilissima satira, più che di costume partenopeo, dell’italia, dell’Europa e del mondo. Frutto della carneficina e dell’orrore bellico -inteso in maniera più ampia possibile, con tutte le sue atroci sfumature- appaiono in scaletta, Pasquale Lojacono, descritto con lo status sociale e domestico di “anima in pena”. C’è poi Maria sua moglie, “anima perduta”, il suo amante Alfredo Marigliano e la consorte cornuta Armida, rispettivamente “anima irrequieta” e “anima triste”. Raffaele il portinaio che rappresenta l’anima nera della vicenda, con tutti i pregiudizi, i difetti e i pregi che può avere un umile ma pur sempre scaltro portinaio di palazzo. Sua sorella Carmela, “anima dannata”, è il classico oracolo maledetto che potrebbe dire la verità ma a causa della balbuzia non si riesce mai a capire niente. Infine ci sono Gastone Califano, fratello di Armida e cognato di Alfredo, identificato con il nome di “anima libera” e il Professor Santanna “anima utile, ma non compare mai”. In più i due facchini che, essendo lavoratori sono “anime condannate”. In una sorta di inferno dantesco, Eduardo da prova delle sue abilità immaginifiche descrivendo una realtà tanto strana e buffonesca quanto vera; AUTENTICA. Il motore centrale dell’azione? I fantasmi. Con tale spaventoso avvertimento i vari attori si muovono in scena, utilizzandolo a loro piacimento quando ce n’è bisogno.
Il povero Pasquale Lojacono ha cercato la fortuna provando tutti i lavori possibili senza mai riuscire a dare stabilità economica a se stesso e alla moglie Maria; donna molto più giovane di lui che, nel frattempo, tradisce con un platonico rapporto con Alfredo Marigliano. Quest’ultimo, sposato con Armida, e con due figlioletti a carico.
Pasquale, non appena viene a sapere che un tale affitta gratuitamente uno storico appartamento dell’epoca spagnola per tre anni, non ci pensa due volte e accetta. Tuttavia dovrà accettare anche una spaventosa verità. Secondo leggende e voci di quartiere, l’intero appartamento sarebbe infestato dai fantasmi; per questo l’intento del padrone di casa è proprio quello di convincere di nuovo la gente a non far caso a tali maldicenze e a comprare la casa; Pasquale sembra proprio il tipo che ci vuole. Infatti, quest’ultimo non crede a tali sciocchezze e prende l’appartamento con l’intento di trasformarlo in una pensione di lusso. Incontra il portiere, Raffaele, che lo mette subito in guardia su ciò che dovrà fare e ciò che dovrà dire. Stendere i tappetti da ogni terrazzo tutti i giorni e cantare. Nel frattempo l’uomo gli racconta anche la leggenda che aleggia nella casa. Un conte spagnolo, Rodriguez los Derios, avrebbe fatto murare vivi la moglie e il suo amante nello stesso appartamento preso in affitto da Lojacono. Più per suggestione che per paura, Pasquale crede e non crede, sebbene gli eventi che si susseguiranno lo porteranno a credere fermamente alle parole di Raffaele. Chiederà consigli e pareri anche al dirimpettaio del palazzo difronte, il Professor Santanna. Uomo innocente e innocuo ma che dal suo appartamento può vedere tutto ciò che avviene in casa Lojacono; anche troppo.
Dopo aver incontrato di persona Alfredo, l’amante di Maria, Pasquale è convinto di aver a che fare con il fantasma del guerriero. Perciò no lo scaccia ma lo tratta gentilmente sotto gli occhi increduli e accusatori della moglie, la quale preferirebbe che il marito capisse la verità. Ma Pasquale ormai è lontano dalla realtà. Aiutato dai finanziamenti di Alfredo, -finanziamenti che da solo a Maria-, il nostro protagonista riesce in poco tempo a mettere su una bella pensioncina. Eppure i clienti non arrivano e prega sempre nei soldi del “fantasma”. Intanto il cognato di Marigliano, Gastone, perseguita quest’ultimo pregandolo di tornare a casa dalla sorella, prima che questa faccia una pazzia. In me che non si dica, un giorno come un altro, donna Armida va a trovare Pasquale in casa sua, accompagnata dai suoi due figli e dagli anziani genitori. L’uomo li scambia tutti per anime dannate e sebbene la donna racconti la verità su suo marito e Maria, Lojacono non crede a una parola di quello che dice, reputandola solo un fantasma.
Quando entra in scena anche l’amante succede il finimondo; Armida tenterà il suicidio, arriva Gastone in soccorso, entrano anche Raffaele, la sorella e gli altri condomini, mentre Pasquale, in preda al panico, si nasconderà in terrazzo convinto che in casa stia avvenendo una vera e propria lite tra spiriti e anime varie.
Passato qualche mese, da quella sera tempestosa, Pasquale non ha rivisto più il fantasma, né un soldo. Sull’orlo del disastro finanziario dice alla moglie che dovrà partire e starà via per qualche giorno in cerca di aiuto. Maria, intanto, stanca di quella vita, ha escogitato un piano per andarsene definitivamente con Alfredo, il quale ritorna in casa e aspetta che la donna si prepari e lo raggiunga. Esce dal balcone per prendere una boccata d’aria ma, sul terrazzo a fianco, trova Pasquale, che si era nascosto lì in attesa di uno sperato ritorno dello spirito benefico. Giunto ormai allo stremo delle forze e delle bugie, Lojacono confessa tutta la sua farsa. Faceva finta di essere contento solo per non dare un dispiacere all’amata moglie. Voleva darle di più senza mai riuscirci. Dice anche che con lui può parlare liberamente perché come spirito è al disopra di ogni verità e giustizia. Invoca il suo aiuto un’ultima volta pur di non perdere l’amore e la stima di Maria. Alfredo, commosso e pentito per ciò che stava per fare, fingendo di essere veramente lo spirito, riconosce nel povero Lojacono un uomo vero, onesto, puro e decide di aiutarlo. Lascia sul tavolo un mazzo di banconote da mille lire per poi scomparire per sempre.
Pasquale, presi in mano i soldi, li conta continuando a guardarsi intorno, circondato sempre da un alone di mistero e suggestione. Tornato fuori sul balcone, vede il professor Santanna al quale dice di aver visto il fantasma che gli ha dato le banconote. Discorrendo un po’ sullo strano avvenimento, il professore afferma che lo spirito potrebbe anche ripresentarsi; “Sotto altre sembianze”. Pasquale allora risponde: “Speriamo Professò!”.
Come sempre, consiglio di vedere la versione televisiva del 1954, dove compare tutta la vecchia compagnia teatrale di Eduardo. Il fantasma è un piano escogitato dall’autore per parlare di un dramma domestico, un dramma di tutti i giorni e millenario. I problemi fra moglie e marito, tra condomini, portieri. I problemi della vita di tutti i giorni e quelli di uomo che sarebbe disposto a tutto pur di dare felicità alla donna amata. I pettegolezzi che sono sulla bocca di tutti, non sfiorano Pasquale Lojacono che distorce la realtà pur di non sapere la terribile verità, non rendendosene neanche conto. L’amante non è che un’anima desiderosa di cambiar vita con una donna più giovane ma non può fare a meno di addolcirsi difronte alla tragica esperienza di Pasquale; uomo apparentemente mediocre ma ingenuo e buono. Nemmeno Maria è un’anima malvagia, ma solo una pedina nelle mani del fato. I veri antagonisti sono coloro che sanno e non aiutano, ma sfruttano la situazione per i propri interessi; come Raffaele che agisce da vero mascalzone ma trova pane per i suoi denti. Gastone, il cognato, è libero di dire ciò che vuole ma anche lui ha il suo fardello di problemi.
Il padrone di casa non appare mai, mentre Santanna, anche lui invisibile, scruta dal palazzo a fianco, capendo e forse intuendo tutto. Che siano loro i veri fantasmi?. Nessuno lo saprà mai.
A mio parere, la più ironica e grottesca commedia di De Filippo che, tra una scena e l’altra, non priva lo spettatore di ulteriori lezioni di vita napoletana. Memorabile la scena del caffè, dove Eduardo spiega, a parer suo, come dovrebbe essere preparato il caffè e di quanto sia importante per un napoletano. Preso fuori al balcone e bevuto tra una sigaretta e l’altra. Conversando, magari, con un simpatico dirimpettaio.
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