Tomb Raider – La recensione

Tomb Raider è il nuovo film di Roar Uthaug impegnato sulle avventure di Lara Croft, interpretata dal premio Oscar Alicia Vikander. Svecchiata ormai per l’occasione da quella che era stata l’eroina Angelina Jolie per una storia a ritroso nel tempo; durante piccoli sprazzi d’infanzia fino all’età della decisione della nostra protagonista. La sua trasformazione.

Lara Croft, convinta a non credere alla morte del padre, partito sette anni prima per una misteriosa spedizione e mai più tornato, vive nella Londra dei nostri giorni decisa a non ottenere l’eredità lasciatagli. Fra consegne a domicilio e gare clandestine in una sofisticata e quanto originale caccia alla volpe, Lara si guadagna quel poco che gli serve per vivere. L’incontro con la segretaria del padre e qualche episodio sporadico la riporteranno nella villa di famiglia. All’interno di una stanza nascosta, troverà documenti che l’aiuteranno a capire dove possa essere suo padre. Parte per la Cina e da lì, dopo aver incontrato un nuovo compagno di viaggio, arriverà su un’isola sconosciuta al largo del Giappone. In quella terra misteriosa, uomini armati e feroci, cercano la stessa cosa che aveva spinto  Croft senior a partire sette anni prima: la leggendaria tomba dell’imperatrice Hinnico.

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Una ragazza brillante e coraggiosa, ricca soprattutto. Un padre scomparso e la spasmodica avventura alla sua ricerca, ostacolata da cattivi violenti assetati di potere e da folli ambizioni. Una terra selvaggia fatta di continui tranelli e indovinelli meccanici da risolvere e un luogo finale in cui la leggenda potrebbe davvero prendere forma; senza dimenticarci del finale emblematico,  che per chiare ragioni non potrò dirvi.

Posso invece dirvi che il regista Uthaug celebra il suo amore per i videogiochi in un film programmatico e trepidante come fosse in effetti un gioco elettronico. E lo stesso interesse per le avventure di Lara Croft, lo porta a fare rivivere nuovamente quel personaggio da tempo scomparso.

Ora sono le sue origini che vengono narrate, e i motivi per i quali Lara sia diventata effettivamente la profanatrice di tombe che tutti noi conosciamo.

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Più si va avanti con la visione, e più tornano alla mente le azioni di un Indiana Jones, al quale il personaggio è fedelmente ispirato. La figura femminile è comunque importante e proprio questo gusto fedele all’archeologo americano rendono tutto il film godibile con una spiccata concentrazione verso l’erore di sesso opposto. La donna come vero motore di una storia graduale; dalla semplice cittadina ad un’avventuriera con le palle.

Tomb Raider è un buon blockbuster in cui importante non è tanto la storia, quanto la percentuale sempre maggiore di effetti spettacolari e colpi di scena che abbondano tra scene mozzafiato prive di alcun impegno. Tali rimangono per due ore scarse; buon ritmo, buono sviluppo di trama, con decorazioni comiche e noir che non annoiano e divertono di tanto in tanto.

A fare da cornice assieme alla giovane Vikander, Walton Goggins (il Mannicks di The Hateful Eight), Dominic West, Kristin Scott-Thomas e Daniel Wu. Buona la fotografia di George Richmond (Mission Impossible), e la sceneggiatura di Geneva Robertson-Dworet, per un film sinceramente carino a per tutta la famiglia. Come se ne vedono tanti oggi giorno.

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