In tutte le famiglie ci sono momenti di tensione che rischiano di compromettere i rapporti. Qualche tempo fa ho rischiato di non parlare più con mia padre. Aveva superato il limite. Bisogna dire basta a certi comportamenti lesivi della dignità dell’essere umano. Quella violenza doveva finire.
Così gli tolsi il telecomando dalle mani e gli impedì di utilizzarlo per una settimana.
È stata una decisone drastica ma necessaria. Ne andava del quieto vivere in famiglia.
Ma come si è arrivati al quel punto?
Tutto è iniziato con l’arrivo di Netflix nelle nostre vite.
Era una domenica di dicembre e io, mio fratello e papà eravamo andati al centro commerciale per farsi un’idea di che nuovo televisore regalarci per Natale -esatto, siamo di quelle persone che vanno al centro commerciale la domenica. Ne troviamo uno che sembra essere quello che fa per noi: grande ma non troppo (sarebbe sproporzionato per la nostra piccola magione); esile (era giunto il momento di abbandonare il tubo catodico); smart. Quest’ultima qualità aveva spinto me e mio fratello a fare lobbying per portarlo a casa in quanto consapevoli di poterlo sfruttare sostituendolo al piccolo schermo del computer o dello smartphone per l’intrattenimento quotidiano. Sono le 20, e in mezz’ora chiudiamo il finanziamento per comprarlo a tesso zero. Dico in mezz’ora perché il negozio chiudeva alle 20:30 e non voglio una manifestazione del sindacato sotto casa mia (abbiamo trattenuto il venditore un po’ oltre l’orario di chiusura).
Comunque una volta arrivata a casa e installata mentre babbo voleva bearsi dei programmi Rai non in alta definizione -credo ancora non abbia capito che c’è la possibilità di vedere la televisione in alta qualità- io e mio fratello siamo insorti e abbiamo scaricato YouTube e Netflix.
Immediata la reazione: “E che è?”
Una volta spiegato e fatto l’abbonamento mi sono reso conto di aver creato un mostro.
Fu così che babbo si mise a spulciare l’enorme filmografia a disposizione.
Così ogni fine settimane eravamo costretti a vedere film romantici di dubbia qualità. Sì, ho scoperto che mio padre in fondo è uno da film romantici. Una domenica mattina mi sono svegliato e stava vedendo un film turco su un finto doppio matrimonio, o qualcosa del genere. Tra tutti questi film orrendi ogni tanto riusciva a beccarne uno godibile, ma credo fosse solo fortuna.
Ma il fondo l’abbiamo toccato una domenica pomeriggio, quando dopo un bel pranzo di famiglia -grazie mamma!- e un buon caffè babbo ha scelto il film con cui accompagnare la digestione post-pranzo.
Ancora mi chiedo perché non sono andato a trovare nonna quel pomeriggio.
Outing – Fidanzati per sbaglio è probabilmente il peggior film che abbia mai visto.
Grazie pà!
Due giovani pugliesi partecipano ad un bando per accedere ad un finanziamento di un fondo di sviluppo europeo. Quando scoprono che questo è riservato per le coppie di fatto, questi si fingono omosessuali.
Il film, tralasciando la trama sciapa, è orribile. In ogni senso. Recitazione, ritmo, freddure, provincialismo e mille altri punti a sfavore.
Matteo Vicino, Nicolas Vaporidis e Massimo Ghini i principali colpevoli di questo crimine contro l’umanità.
Più andavo avanti nella visione e più ero disgustato, fino al punto che dopo aver concesso a babbo di poter finire di vedere il film gli ho sequestrato il telecomando. Per una settimana!
Ora ha capito la lezione.
Piano piano e con un po’ di tempo sarà evangelizzato anche lui e introdotto nel mondo della settima arte a tempo pieno.
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