I Picari di Mario Monicelli

Torniamo a parlare di Mario Monicelli con un film non da tutti conosciuto che può essere rappresentato come una continuazione di quello che fu precedentemente il successo di Brancaleone. I Picari è un film del 1987 la cui ispirazione proviene direttamente dalla grande letteratura spagnola del ‘500; in particolar modo, dai romanzi Lazarillo de Tormes e Guzman de Alfarache. Due testi che nella mente di Monicelli si scontrano, incontrano e cozzano dando vita all’avventura di due scaltri e scapestrati uomini di basso rango.

I Picari di Mario Monicelli
I Picari di Mario Monicelli

Tutto ha inizio in una nave di schiavi. Lazaro e Guzman, costretti a subire la stessa pena, narrano le proprie vicende e i perché si siano ritrovati in quella situazione. Entrambi, tra eventi sfortunati e vicende malavitose, sono stati fatti prigionieri e condannati ai lavori forzati. Un ammutinamento li porterà alla libertà e ad una prima separazione. Lazaro continuerà a fare il mendicante e poi attore di teatro mentre Guzman troverà lavoro come servo di un nobile decaduto senza più un quattrino. Si ritrovano dopo mesi, quasi per caso, decidendo di mettersi in società acquistando una donna e avviare un giro di prostituzione. Tuttavia riescono a trovare una ragazza non incline a quel genere di lavoro e i due si vedranno costretti alla fuga inseguiti da vari debitori e forze dell’ordine. Successivamente Guzman viene arrestato per furto. Portato sulla forca ritrova Lazaro vestito da boia, il quale riesce a non farlo giustiziare ma a fargli perdere solo una mano. Così, la loro avventura continua; Guzman senza un arto e Lazaro senza lavoro, ma con la stessa voglia di sfuggire alla legge e inseguire la libertà.

I Picari è un film che si basa essenzialmente sulla bravura degli attori come Enrico Montesano e Giancarlo Giannini nei panni dei due protagonisti e degli altri attori di contorno come Vittorio Gassman nella parte del povero aristocratico, Bernard Blier in quello del pappone, Nino Manfredi nel ruolo del cieco e Vittorio Caprioli in quello del capo bandito. Per il resto, Monicelli non riesce a dare all’opera l’importanza che invece ebbero i due romanzi spagnoli. In alcune parti perde il suo ritmo tralasciando episodi o aggiungendone di altri, inventati o di altre opere. Un mix di testi, di episodi e di autori che va perdendosi con l’aggiunta di qualche macchietta e con la presenza di trasandatezza narrativa e registica. Non il migliore di Monicelli, sebbene in alcuni punti riesca a far rivivere le atmosfere picaresche del Lazarillo e del Guzman. Ricostruzione storica risulta essere abbastanza curata; assieme alla recitazione quella più importante. La Spagna del ‘500 rivive attraverso la meticolosa ricostruzione scenografica e dei costumi. Un tocco di classe sono le musiche di Lucio Dalla e Mauro Malavasi che aprono la pellicola e accompagnano tutta la storia.

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