Con Il Cosmo sul Comò, diretto da Marcello Cesena, Aldo, Giovanni e Giacomo ritornano al cinema nel 2008, dopo quattro anni di assenza. Nel mezzo era passato sugli schermi, nel 2006, Anplagghed al cinema, registrazione del loro spettacolo teatrale Anplagghed.
Questo loro film segna una svolta nella carriera cinematografica del trio. Inizia una fase calante che non troverà più fine: le storie raccontate perderanno la semplicità e la freschezza delle precedenti; le idee saranno sempre meno, complice anche l’asciugarsi delle fonti più prolifiche (I Corti, per esempio).
Una delle prime cose che lascia perplessi di questo film è la cornice che racchiude i quattro episodi. Infatti troviamo i tre in una finta ambientazione giapponese: Aldo e Giacomo interpretano rispettivamente Puk e Pin, discepoli del saggio Tsu’ Nam. Il senso di questa cornice mi sfugge, e sembra che sia stata fatta solo per prendersi gioco dei poveri abitanti del villaggio montano che viene costantemente distrutto ad ogni cambio di scena.
Non un granché. Non che gli episodi migliorino la situazione, a parte qualche scena riuscita bene e che diverte appieno.
Il primo episodio è Milano Beach ed è ambientato in una Milano deserta per le classiche partenze d’agosto. I tre amici si sono organizzati per partire insieme, con le rispettive famiglie, per le ferie. Interpretando ognuno di loro un personaggio stereotipato saranno costretti a trascorrere le vacanze proprio a Milano.
L’episodio è sciapo e vuoto di momenti veramente comici. Anzi, a volte le battute proposte sono quasi fastidiose in quanto cercano di far ridere lo spettatore senza riuscirci.
Il secondo episodio, L’autobus del peccato, ha una storia più interessante ma priva di veri e propri risvolti comici. Ambientato in una piccola parrocchia di campagna racconta le difficoltà economiche della chiesa gestita da Padre Bruno (Giacomo) e dal sagrestano Mario (Giovanni), con quest’ultimo che non si risparmia di fare la cresta sulle offerte. Beniamino, interpretato da un Aldo con parrucca, è un timido amico dei due, innamorato della commessa di un negozio di animali del paese.
Il terzo episodio è leggero, ma l’idea non è proprio originale. I tre infatti interpretano tre quadri viventi, come quelli visti nella saga di Harry Potter. Anzi. Sembra che siano proprio nella celebre scuola di magia, visti gli ambienti, la musica e l’abbigliamento del bambino che pronuncia la formula magica per farsi aprire un passaggio da Aldo: è vestito come un grifondoro, ma senza stemma che sennò tocca pagare i diritti!
L’ultimo episodio, Temperatura basale, affronta i problemi di fertilità della coppia formata da Giacomo e dalla moglie, interpretata da Sara D’Amario. Di questo capitolo è lo sketch più divertente del film, quello in cui la virilità di Giacomo viene messa in dubbio e lui ovviamente non la prende proprio bene.
Nel complesso Il Cosmo sul Comò non può essere bollato con il marchio dell’infamia. Ma purtroppo segna l’inizio della fine per Aldo, Giovanni e Giacomo.
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