Lucky – Il testamento cinematografico di Harry Dean Stanton

Lucky è il film d’esordio di John Carrol Lynch, che segna il suo passaggio dietro la macchina da presa dopo una vita passata a fare l’attore. E chi meglio di Harry Dean Stanton per interpretare quest’opera a dir poco poetica.

Il novantunenne Stanton, scomparso il 15 settembre 2017, lascia al pubblico la sua ultima performance andandosene con stile. Così come ha sempre vissuto; dedito al suo lavoro di caratterista, amante della musica e musicista, accanito fumatore e lontano dagli sfarzi di Hollywood. Questa pellicola sembra voler proprio decifrare l’uomo Stanton e il suo personaggio; quello di solitario ma presente in moltissime opere cinematografiche, dai colossal, al cinema underground, dalle commedie al dramma impegnato.

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Lucky è un novantenne che vive in una piccola casetta ai confini fra una piccola città e il deserto adornato da cactus. Ogni giornata è scandita da piccoli rituali che fanno del protagonista, nonostante la veneranda età, un uomo fortunato; la sigaretta appena sveglio, una sciacquata e una pettinata, esercizi di yoga, la colazione in città, la spesa nel piccolo market e una bevuta al bar la sera. Una vita alquanto monotona ma che non infastidisce il vecchio Lucky. Un giorno, mentre sta preparando il caffè, cade a terra e da quel momento comincerà a vivere in maniera differente. Come se scoprisse all’improvviso di appartenere anche lui alla specie dei mortali, Lucky comincia ad avere paura della morte. Dovrà fare qualcosa per cambiare quello che per molti anni è stato solo frutto della quotidianità.

A dir la verità, è quasi impossibile descrivere in poche parole, l’esperienza trasmessa dal film di Lynch. Lucky è un emozione continua trasmessa da pochi, anzi pochissimi elementi; ma quelli migliori, veri e infinitamente puri. Stanton, ritorna sui suoi passi dando vita al solitario individuo che sembra accontentarsi di poco. Sornione ma galante, un po’ filosofo e scontroso al contempo. Un film che parla della vita e della morte, e come può fare un uomo ad affrontarla; specialmente dopo aver vissuto novant’anni della sua esistenza da quell’uomo fortunato di cui porta anche il nome. Soprattutto la speranza di vedere sempre, anche nel male, un pizzico di gioia senza mai arrendersi troppo. Nel film anche David Lynch, amico di Lucky (nonchè grande amico di Stanton anche nella vita reale), e proprietario di una testuggine di circa cento anni. Sarà la scomparsa del Presidente Roosvelt, il nome dato alla testuggine, uno dei tanti episodi  che in poco tempo sconvolgeranno la vita del protagonista.

David Lynch e Harry Dean Stanton
David Lynch e Harry Dean Stanton in una scena del film

Interessante resta anche la partecipazione degli attori che recitano nel film; una piccola particina riservata anche Tom Skerrit, nei panni di un veterano della seconda guerra mondiale. Stanton e Skerrit si ritrovano, dopo quarant’anni, a lavorare di nuovo insieme; del 1979 fu la loro partecipazione al film di Ridley Scott, Alien. Tuttavia, il massimo lo da il nostro attore protagonista. Lynch omaggia col suo lavoro un attore instancabile fino alla fine, dandogli il giusto merito e la gloria che gli spetta.


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