Dal suo primo intervento nel cinema, il personaggio della spia inglese pasticciona è di nuovo alla riscossa. Il terzo capitolo di Johnny English conclude questa comica trilogia, iniziata nel 2003 con Johnny English e seguita da Johnny English – La rinascita, con un’ultima e sconclusionata missione: Johnny English colpisce ancora.
Un misterioso e potentissimo hacker, crea il panico nella città di Londra e in tutta l’Inghilterra. Il primo ministro britannico richiede il meglio per questa missione; rintracciare il colpevole e riportare infine la pace. Tolto dal suo lavoro d’insegnante, sarà proprio Johnny English l’unico su cui ci si potrà affidare. Accompagnato dal fido Bough, i due agenti partono per la Francia in cerca d’indizi.
La comica spia inglese è un personaggio che nasce con la matrice di altre due figure cinematografiche e televisive. Una è James Bond che, così come fu per i più famosi ispettori e detective, si ritrova preso in giro e affiancato da un’antitesi buffa, strampalata e completamente inaffidabile. L’altro è senza ombra di dubbio Mr. Bean, al quale lo stesso Rowan Atkinson da un pizzico in più alla sua comicità, che da mimica diventa parlante. Tuttavia sempre dai risultati disastrosi.
Le gag comiche non mancano e sebbene la storia possa arrivare ad un unico e banale punto di ripetitività, si accosta con una leggera ironia alle problematiche attuali. Un mondo senza tecnologia è il caos. Ma Johnny English rifiuta proprio quest’era moderna, concentrandosi sul caso senza l’uso di strumenti tecnologici, rifiutando una macchina ibrida non inquinante, e sfoggiando una vecchia Aston Martin V8. Uno scimmiottare continuo dei vecchi film di spionaggio che ci permette di fare un’altra grande risata; tuttavia senza esagerare. Merito dell’instancabile Atkinson e degli attori di contorno, come Emma Thompson, Ben Miller e Olga Kurylenko. Il film è diretto dal regista David Kerr.
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