In occasione della sedicesima edizione del Ravenna Nightmare, nella sezione Ottobre Giapponese è stato presentato Zan (Uccidere), un film di Shin’ya Tsukamoto, con Sosuke Ikematsu e Yū Aoi.
Finito il tempo del glorioso feudalesimo giapponese, l’Impero del Giappone scopre di non essere più un territorio isolato. Il suo è però un mondo che sta per essere scoperto, mentre i samurai sono diventati una casta ormai errante e senza padrone. Mokunoshin Tsuzuki è uno di questi; un giovane samurai che decide di accamparsi in un villaggio di contadini ai quali da una mano con il raccolto. Tsuzuki diventa amico e maestro di Ichisuke, un ragazzino con l’ammirazione per i samurai, e di Yu, sorella di quest’ultimo verso la quale prova un sentimento di profonda attrazione. La vita di campagna è alterata dall’arrivo di Sawamura, anche lui un samurai errante che sta cercando uomini per il suo esercito da portare a Kyoto e combattere così nella guerra civile. Sawamura chiederà a Mokunoshin di seguirlo in questa impresa.
Nonostante sia girato con pochi soldi e mezzi, Zan è un epico film sul tramonto e sulla fine di quell’epicità gloriosamente narrata dai grandi registi giapponesi precedenti come Akira Kurosawa. Shin’ya Tsukamoto fa il contrario: dimezza il numero dei personaggi, che abbondavano in altri film, proprio per carpire il contrasto tra il vecchio e il nuovo Giappone, tra quello dei samurai e quello della guerra e della veloce modernizzazione statale, sociale e industriale. I personaggi si muovono, combattono e muoiono per un codice che non esiste più e nella campagna dei contadini, prima disprezzati, si ritrovano a dire addio a quel mondo.
Tsukamoto, già attore in numerosissimi film tra i quali Silence di Martin Scorsese, ancora una volta lascia il suo personale contributo al cinema giapponese moderno, anch’esso in una costante e profonda trasformazione.
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