Menocchio – Un mugnaio friulano contro la Chiesa Cattolica

Domenico Scandella detto Menocchio è un mugnaio di un piccolo paese di montagna dell’entroterra friulano. Professa un cristianesimo particolare, per il quale dubita della verginità della Madonna, sostiene l’umanità di Gesù e la povertà della Chiesa. Nella società di oggi questo non desterebbe nessuno scandalo né atto di legge, ma in piena Controriforma le idee di Menocchio sono devastanti. Devastanti per lui, per la sua famiglia e per la sua comunità. La Santa Inquisizione, nonostante venga tardivamente a conoscenza delle idee del mugnaio, non esita a metterlo sotto processo. Sarà così tradotto in una cupa e umida cella scavata nelle fondamenta di una fortezza e lì dovrà aspettare la conclusione delle indagini dei chierici e quindi il suo processo.

Questa storia vera è raccontata nel nuovo film di Alberto Fasulo, chiamato proprio come quel povero mugnaio destinato al rogo. Menocchio è quindi un film storico,attento a ricostruire le indagini che hanno pesato nel doppio processo contro il mugnaio di Montereale.

Gli inquisitori, interrogando i compaesani di Menocchio,vengono a contatto con una moltitudine di personaggi tipici di una piccola cittadina di fine Cinquecento. Il potere della Chiesa è temuto da tutti, persino dai familiari dello stesso Menocchio, costretti a disconoscerne la parentela. Quella messa in scena è la terribile realtà che incombeva sulla vita di uomini e donne la cui unica colpa era pensare con la propria testa. Variazioni e interpretazioni al di fuori dell’ortodossia erano impensabili e punibili solo con la morte, o l’umiliazione dell’abiura. Umiliazione a cui si sottopone anche Menocchio, pur di veder salvala vita. Ma un secondo processo lo condannerà definitivamente.

Menocchio è un film storico, ma non è didascalico. L’indagine e il processo rendono chiara l’ingiusta dinamica punitiva del dissenso e del libero pensiero. Non si può non essere solidali con il mugnaio, segregato alla sola luce di una fioca torcia in una cella umida.

Il punto di forza del film è la presenza di dialoghi in friulano che permettono allo spettatore di calarsi con grande credibilità all’interno di quel contesto, sia sociale che culturale. Al contrario un punto debole è proprio la poca naturalezza di alcuni dialoghi in italiano, che provocano un leggero senso di estraniamento rispetto al contesto generale della storia.

La telecamera inoltre indugia spesso sui protagonisti e su Menocchio in particolare: la complessità della riflessione è resa con queste scene lente ma significative. Menocchio è incarcerato nel buio della sua cella e lì trascorre solitario tutte le sue giornate. Di fuori, i chierici interrogano i suoi compaesani e li obbligano a costruire una chiesa per espiare i loro peccati. Due differenti ritmi permettono di cogliere lo scarto che intercorre proprio tra l’isolamento del mugnaio e la ricerca della “verità” degli uomini dell’inquisizione.

Si ha conoscenza di 12mila vittime documentate della Santa Inquisizione. Domenico Scandella è una di queste.

La Santa Inquisizione oggi non esiste più. O meglio, non esiste più al di fuori del Vaticano, dove oggi opera sotto il nome di Congregazione per la dottrina della Fede.

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