Sono ormai passati più di 70 anni da quando a Parigi è stata ratificata la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.
Quel processo secolare iniziato decenni prima con le fiamme e il sangue della Rivoluzione Francese si era così concluso stabilendo il principio che “tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti”.
Oggi però, purtroppo, la realtà che ci si presenta davanti è più cupa e mena speranzosa. Non solo i diritti umani sono ancora negati in molte parti del mondo, ma si sta assistendo addirittura a una recrudescenza inquietante anche nella Vecchia Europa.
Sì perché in quello che è attualmente il continente a cui da ogni angolo del mondo guardano speranzosi, le paure e il disagio causati dalla crisi economica stanno rischiando di portare indietro le lancette dell’orologio, quando l’istruzione non allineata viene cacciata o quando diventa reato dare del cibo ed una coperta a migranti affamati e infreddoliti. O quando si stringono patti con milizie che hanno lo schiavismo tra i loro hobby per non dover affrontare la più grande crisi migratoria della storia.
Quello che si può temere per l’Europa è però già una triste realtà altrove.
Come in Cina, dove ogni persona sarà costantemente valutata da un algoritmo che ne deciderà il corso della vita in ogni momento: dal posto sull’autobus all’accesso all’istruzione.
Come ancora in tutti quei luoghi dove le donne sono sottoposte quotidianamente all’infibulazione, per controllarne il piacere sessuale.
Come in Arabia Saudita, dove i dissidenti spariscono nel nulla nei consolati all’estero senza che questo desti troppo sconcerto.
E come purtroppo ancora in troppi luoghi di questo nostro globo.
Non ci resta quindi che augurare a tutto il mondo di poter celebrare gli 80 anni della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani festeggiando per il compimento di veri passi in avanti.
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