Il film Netflix The Most Hated Woman In America racconta la vera storia della fondatrice dell’American Atheists, l’associazione degli atei americani.
Madalyn Murray O’Hair è una donna fuori dagli schemi. Non rispetta lo stereotipo della donna angelo del focolare tipico di una certa cultura patriarcale. Lei decide della propria vita, commette anche degli errori, ma le scelte che fa sono libere. Questo le porta il disprezzo del padre e una velata commiserazione della madre che la vorrebbe vedere sistemata.
Con l’arrivo del suo primo figlio le cose cambiano. Il bambino cresce senza un padre nella casa dei nonni e si dimostra da subito in sintonia con la madre. Sarà proprio lui a spronarla a combattere per le proprie idee piuttosto che passare le giornate a lamentarsi fumando sigarette in cortile.
Inizia così il loro congiunto impegno civile: con una manifestazione a favore della comunità nera cittadina, ancora vittima di episodi di segregazione.
Ma la vita di Madalyn cambia quando suo figlio maggiore perde l’autobus e deve accompagnarlo a scuola. Entrando nell’istituto per giustificarlo davanti alla professoressa scopre che da prassi gli studenti sono obbligati a pregare prima delle lezioni. Da atea convinta, e da vera americana, si appella al primo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti che garantisce la libertà religiosa. Fa causa alle istituzioni scolastiche della sua città e ne riesce ad avere ragione davanti alla Corte Costituzionale.
Ma quando si parla di religione gli equilibri sono fragili, soprattutto in un periodo -quello della guerra fredda- in cui l’ateismo veniva accomunato al comunismo. Le minacce di morte e le lettere di odio iniziano ad arrivare copiose. Tra tutta quella montagna di carta però compare anche qualche banconota, inviata da lontani sostenitori. Madalyn trasforma così la sua missione in una carriera e il suo impegno con American Atheists le permetterà una sicurezza economica mai avuta prima.
Madalyn infatti non viene raccontata come un’eroina. Il suo è un personaggio a tutto tondo, che presenta non pochi lati oscuri. Lei è scontrosa, prepotente e anche disonesta, come testimonia il suo conto off-shore. Il suo iniziale impegno a favore degli altri si trasforma in un’attività a scopo di lucro che non potrà non attirare i tanti nemici che si è creata nel corso degli anni.
Gli Stati Uniti sono sì land of freedom ma non bisogna toccare la religione, forte elemento di unità nazionale. La protesta di tutta la società religiosa la mette nel tritacarne e la sua capacità di produrre dichiarazioni costantemente divise la mette al centro dell’attenzione e nel mirino dei suoi avversari.
Da The Most Hated Woman In America emerge un quadro diviso e conflittuale degli States, nel quale l’unico modo per trovare se stessi è stringersi in una comunità legata da affinità ideologiche o di pensiero.
Ma nemmeno il creare un proprio luogo sicuro può salvare Madalyn dall’odio, persino da quello dei suoi stessi figli.
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