Call me Claus – Per non smettere di sognare a Natale

Per alcuni è Babbo Natale Cercasi per altri Chiamatemi Babbo Natale, il titolo originale è Call me Claus e probabilmente tutti lo ricordiamo come il film dove Whoopi Goldberg diventa Santa Claus.

Per la sottoscritta è semplicemente il miglior film di Natale di sempre. Perchè? Prima di tutto per la scelta dell’attrice protagonista, qualsiasi film dove appaia Whoopi è a prescindere un buon film. Immaginatevi Ghost senza di lei, e ora immaginatevi un film di Natale, che di per sé è un genere divertente (a momenti drammatico) ma intriso di magia, positivismo e allegria, con Whoopi Goldberg: un abbinamento scottante.La Goldberg è un’attrice che ha fatto carriera con la sua ironia, a volte grossolana e quasi isterica ma anche per la sua capacità di adattarsi a ruoli seri come nel suo esordio Il colore viola. In Call me Claus si trova nei panni di Lucy, una donna d’affari piuttosto scontrosa incapace di creare affetti dopo il trauma causatole dalla morte del padre in Vietnam.

Parallelamente Nick è l’attuale Babbo Natale ma il suo mandato di duecento anni sta per scadere, se non troverà un degno successore entro la notte del 24 dicembre, i ghiacci del polo nord inizieranno a sciogliersi causando l’inondazione dell’intero pianeta. È il cappello di Babbo Natale che sceglie chi può indossarlo, brillando. Guarda caso il cappello di Nick aveva brillato sulla testa di Lucy molti anni prima quando, bambina, si era seduta sulle sue ginocchia per chiedergli che il padre tornasse a casa per le feste.

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Le strade dei due si incrociano anche perché Lucy sta cercando un Babbo Natale per il suo programma televisivo di compra-vendite e, ignara della situazione, assume Nick. La scena del casting diverte lo spettatore in un susseguirsi di soggetti inadatti al ruolo: Santa Claus alcolizzati, Mamme Natale troppo sexy e così via.

Ma a parte le risate ciò che amo di questo film è la sua capacità di aprire gli orizzonti della tradizione, Babbo Natale è un’immagine creata dal capitalismo statunitense e intrufolatasi a forza nelle case di tutto il mondo facendosi passare per credenza locale, allora perché tutti ce lo immaginiamo uomo, bianco, vecchio e con tratti europei? Sono le parole di Nick, intento a recitare una filastrocca, a fornirci un’alternativa.

Cari bambini e cari amici
a volte la mia pelle è rossa, gialla o scura
e a volte i miei occhi sono allungati, tondi o incrociati
una volta sono stato anche donna
tutte queste cose fanno parte di me.
Forse non credi che tutto questo sia vero
però non c’è problema perché io,
sì,
credo in te.

Colei in cui Babbo Natale crede, nonché sua degna erede, è Lucy, Whoopi Goldberg, una donna nera con le treccine e senza barba. Non è il vecchio ciccione che Coca-cola ci ha venduto.

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La critica al capitalismo appare anche in modo più esplicito nel rapporto tra Lucy e il suo capo, un uomo avido che vende slot machine a forma di Babbo Natale e si propone di diventare “il padrone del Natale”. Sarà Lucy a fermare le sue manie espansionistiche, sarà Lucy a salvare il Natale.

Call me Claus è un film capace di trasmettere davvero lo spirito natalizio, di far credere nel Natale come impara a farlo, con lo spettatore, anche Lucy, che prima lo detestava perché le ricordava la morte del padre, riferitagli dall’esercito americano proprio la notte del 24. Quando Lucy indossa di nuovo il cappello e lo vede brillare inizia a saltare di gioia e a fare un simpatico balletto cantando “sono Babbo Natale” e lo spettatore, bambino o adulto, nella maggior parte dei casi, continuerà a canticchiare il motivetto per giorni sperando che, allo scadere del mandato di Lucy, il prossimo Santa Claus possa essere lui.

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Chissà, a Natale tutto è possibile.

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