La morte è l’esperienza umana più diffusa e allo stesso tempo quella più difficile da affrontare. L’eterna scomparsa di un caro, sia essa improvvisa o, purtroppo, attesa da tempo, ci pone davanti al difficile compito di affrontare ed elaborare la fine di un rapporto diretto con questa persona. Non è qualcosa di semplice e diretto, ma anzi è spesso traumatico e complesso. Tutti, chi prima chi dopo, nella vita, affrontano questo momento. Ognuno di noi, però, ha il proprio modo di superare e razionalizzare l’assenza. Qualcuno invece, incapace di affrontare il dolore della realtà, si getta in una fittizia realtà costruita ad hoc capace di celare, almeno momentaneamente, la cruda sofferenza della separazione.
Una grande varietà di diversi modi di affrontare il lutto possiamo trovarla in una delle serie animate più longeve e popolari di sempre, I Simpson. Sembrerà una scempiaggine, ma l’enorme mole di personaggi, insieme al loro decennale sviluppo, ha prodotto un’infinità di modelli utili anche a noi sulle differenti maniere in cui un lutto può o non deve essere affrontato. Il tutto ovviamente con la giusta dose d’ironia a cui la creatura di Matt Greoning ci ha da sempre abituato.
Questo viaggio che stiamo per affrontare insieme, non solamente ci riporterà alla mente gag divertenti e momenti di profonda empatia con i personaggi della serie, ma ci darà parecchi spunti di riflessione su come affrontare la tragedia umana di un lutto.
Tragedia in cui cade Agnes Skinner, madre del preside della scuola elementare di Springfield, in un episodio che non ha lasciato poi traccia nella continuità della serie. Nel secondo episodio della nona stagione dei Simpson si viene a scoprire che quello che tutti conoscono come Seymour Skinner, è in realtà un impostore. Tale Armin Tamzarian, ne ha preso il posto pensando che fosse morto in Vietnam. Davanti ad Agnes, ansiosa di riabbracciare il figlio, non riesce a dirle la verità e quando lei lo confonde con Seymour non la contraddice.
L’anziana madre pare però essere più furba di quanto ci si potesse aspettare, perché, dando vita ad una simpatica gag, sembra in realtà essere consapevole dello scambio di persona appena avvenuto.
È questo particolare ad avermi suscitato una serie di riflessioni. Perché Agnes, nonostante sembri accorgersi della reale identità di colui che si spaccia per suo figlio, tace?
Probabilmente, il dolore per la morte del figlio, di cui diventa cosciente appena vede un soldato sconosciuto avvicinarsi alla sua porta, la colpisce talmente forte da desiderare una protezione dalla tragica realtà. Per Agnes diventa più facile “proporre” a questo straniero, che, fortunatamente, è solo quanto lei, di diventare suo figlio e sostituire Seymour, piuttosto che affrontare il dramma della morte del proprio figlio.
Quando però il vero Seymour Skinner si ripresenta, il dramma non può che tornare a galla. Agnes ha vissuto decenni con un nuovo figlio, costretto ora a fuggire da Springfield, scacciato e ritenuto da tutti come un impostore. La vecchia madre, non riesce più a legare con il nuovo figlio e vive un nuovo lutto. Suo figlio è morto nuovamente. Lei è nuovamente sola.
Agnes, arrivata alla resa dei conti della realtà, cede. Non le importa chi sia suo figlio. Non può, e non vuole soffrire una nuova separazione. Il vero Seymour è allontanato, come un fantasma, e Armin è nuovamente accolto da quella che è, ormai, la sua vera madre.
Negli anni abbiamo conosciuto una Agnes sarcastica e pungente. Oggi forse scopriamo che quella non era altro che una corazza, costruita per proteggere il suo immenso dolore, celato volontariamente persino a se stessa.
La vita di Agnes è costruita intorno a una relazione malata con il figlio-impostore. Perdere questa relazione è una nuova morte, un nuovo lutto, da affrontare. Forse è troppo per una debole vecchia la cui passione è ritagliare dalle riviste di cucina immagini di torte da collezione.
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