“Noi non vendevamo saponette, vendevamo sogni,
emozioni, pensiero, divertimento: e certo subivamo
tensioni, ma eravamo coinvolti in una bolla artistica e
nell’orgoglio di portare a termine un’impresa grande.
Perché allora la canzone era una cosa grande”
Mimma Gaspari
Promoter RCA (1971-1985)
Quando un progetto artistico sembra essere arrivato alla sua conclusione ancor prima di nascere arriva un uomo, l’unico che vede del buono anche dove non sembra esserci, l’unico che crede in un’Italia della musica che rappresenta il nostro popolo e la nostra cultura, una musica che ancora non c’è. Questa è la storia di Ennio Melis, IL produttore discografico dell’RCA nonché presidente dell’etichetta. L’RCA Records è un’etichetta discografica statunitense lanciata dalla Radio Corporation of America, ex impresa di musica ed elettronica fondata nel 1919 come compagnia radiofonica dalla General Electric Company. Nel 1949 il cattolico Frank M. Folsom diventa presidente della compagnia: aveva buoni rapporti con Papa Pio XII il quale, durante una visita dell’americano in Italia, aveva chiesto l’installazione di una filiale nel borgo romano di San Lorenzo. Nasce così una società per azioni controllata per il 90% dalla casa madre statunitense e per il 10% dal Vaticano.
L’etichetta non partì subito bene infatti già nel 1954 era in perdita tanto che la casa madre aveva deciso di chiuderla. Proprio in quel momento fu la Chiesa a salvare il progetto, esattamente, se oggi gran parte della grande musica italiana ci è pervenuta è grazie alle decisioni del Papa. Pio XII mandò infatti uno dei suoi segretari laici nonché uomo di fiducia, Ennio Melis, a visitare gli impianti della casa discografica.
Melis, colpito dal potenziale dell’azienda e grazie all’aiuto del Papa, riuscì a convincere gli americani e il presidente della Repubblica di fare un rifinanziamento e far ripartire la società con alcune sostituzioni nello staff, come ad esempio l’assunzione come direttore artistico di Vincenzo Micocci poi sostituito da Nanni Ricordi e il licenziamento di circa 130 persone.
Con lo spostamento degli uffici, che erano situati a Villa Borghese, nello stabilimento in Via Tiburtina (dove venivano fabbricati i dischi) inizia una nuova era: nasce una vera e propria città della musica, l’RCA italiana.
Fino alla fine degli anni ’50 le produzioni italiane erano veramente poche e comprendevano principalmente un giovanissimo Domenico Modugno, Nilla Pizzi, Paolo Bacilieri, Rino Loddo, Katyna Ranieri…
Ma gli anni ’60 sono la svolta decisiva, Melis conosce bene il potenziale della musica leggera e si fa promotore di una musica giovane e moderna per l’epoca. Nonostante le direttive americane di non concentrarsi sulle produzioni italiane cominciò a prendere con se artisti italiani.
Ad affiancare il direttore artistico vi fu gente preparata come Ettore Zeppegno dal jazz, Riccardo Michelini e Lilli Greco dalla musica classica; fondamentale ricordare il paroliere Franco Migliacci, inventore della celebre Nel blu dipinto di blu di Modugno. Poi vennero chiamati grandi musicisti dal Conservatorio Santa Cecilia di Roma come Ennio Morricone e Luis Bacalov per gli arrangiamenti delle canzoni.
Lucio Dalla : “Melis era questa specie strana di uomo-colto intellettuale, manager spregiudicato e generoso artista”.
Il concetto di cui si fa portatore quest’etichetta è unico, il business non è che il contorno, la creatività invece viene messa in primo piano, il rapporto che si instaura fra produttore e artista è quasi paternalistico. Per molti l’RCA è stata una casa, una famiglia piena di ricordi e di emozioni che ancora oggi possiamo percepire ascoltando grandi capolavori come Il barattolo di Gianni Meccia, Andavo a 100 all’ora di Gianni Morandi, Il ballo del mattone di Rita Pavone, Abbronzatissima di Edoardo Vianello, Sapore di sale di Gino Paoli, Il mondo di Jimmy Fontana, La bambola di Patty Pravo, Ma che freddo fa di Nada…
Queste pietre miliari degli anni ’60 rientrano in quel contesto di boom economico che caratterizzò il paese nel dopoguerra, in campo musicale il vinile 45 giri raggiunse il massimo della diffusione: l’RCA, che inoltre disponeva di attrezzature superiori provenienti dagli USA, in pochi anni divenne l’azienda leader numero 1 in Italia.
Morandi : “Gli artisti nascevano e venivano coltivati dalla casa discografica”, il grande rapporto umano che si creava in quegli stabilimenti era significativo sia per le sorti delle produzioni sia per il benessere degli artisti stessi che erano i portavoce della nuova musica. Importante luogo di scambio di idee era il Bar dell’RCA, un centro artistico ma anche sociale dove discutere, polemizzare, conoscere e magari trovare ispirazione. Melis : “Si poteva incontrare Pasolini chiacchierare con Morricone e tutti i tipi di artisti italiani e stranieri, da Arthur Rubinstein alla cantante di periferia”.
Nel 1964 Ennio Morricone compose la prima colonna sonora sotto l’etichetta italiana, “Per un pugno di dollari”. Il successo diede il coraggio di investire su decine e decine di film soprattutto negli anni ’70 e sulle sigle di anime e cartoni come Heidi, Lady Oscar, Mazinga, Lupin, Jeeg Robot, Sandokan.
Nel 1968 nasce l’etichetta RCA Original Cast incentrata sulle produzioni di colonne sonore per qualsiasi tipo di intrattenimento o pellicola.
Di grande rilievo le produzioni per i film Noir, Thriller e Polizieschi che hanno visto grandi compositori e maestri d’orchestra dell’RCA realizzare vinili unici e ormai divenuti rarissimi. Ricordiamo Gianni Oddi, Piero Piccioni, Giovanni Tommaso (The Healthy Food Band), Luciano Michelini, Giovanni Ferrio, Umberto Pisano, Puccio Roelens, Luigi De Filippi (Group Meeting), Ennio Morricone, Guido e Maurizio De Angelis, Mario Molino, Duilio Radici, Alessandro Alessandroni, Luciano Fineschi, Giovanni Ferrio, Luigi Conte, Giuliano Sorgini, Bruno Zambrini.
Di seguito proponiamo questo funk rock italiano nato dalla visione di questa grande etichetta; un sound dimenticato, addirittura ignorato ma nato in Italia e vissuto da incredibili menti che sono state il fulcro dell’RCA, coloro che hanno arrangiato tutta la nostra musica, tutti quei ritornelli che a distanza di quasi 60 anni cantiamo e viviamo come se fossimo ancora lì.
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