1937, Studios Hal Roach, Stan Laurel e Oliver Hardy sono sulla cresta dell’onda. Le loro comiche amate dal pubblico stanno per essere superate dal successo di Way out West e dall’indimenticabile balletto country di fronte al saloon. Ma prima, una sequenza dei due che dal camerino camminano fino al set del loro film discutendo della loro carriera e dei problemi che hanno con la produzione e di anche di quelli quotidiani. Ollie, detto Babe, è un romantico, attratto dalle belle donne, amante dell’ozio e della vita mondana. Stan, sebbene anche lui non disdegni le donne, anzi se ne esce con nuovi matrimoni e nuovi divorzi, è un uomo dedito al lavoro. È infatti lui la mente di quasi tutti gli sketch del duo.
Così il regista John S. Baird presenta i protagonisti di un film biografico sulla coppia comica più famosa di sempre. Prima nel pieno successo, nella gloria più completa, dando una veloce descrizione della Hollywood degli anni trenta: fra riprese sul set, cocktail party e partite a golf.
E poi con occhio malinconico sul futuro dei due attori, nella quale si concentra appieno la storia di Baird: la ricerca continua e stressante di un nuovo progetto che non si farà e la morsa dei manager che non riescono ad afferrare il concetto di duo e nemmeno quello di amicizia.
Sedici anni dopo essere entrati nella storia del cinema come capostipiti di un nuovo tipo di riso e di comicità, Ollie e Stan sono costretti a varcare l’oceano per prendere parte ad una tournée nel Regno Unito che dia loro un po’ di brio, ma soprattutto che risollevi pubblicamente ed economicamente la loro ormai tragica situazione.
Nel 1953, anno in cui danno vita per l’ultima volta alla coppia, i due hanno perso la fama a causa di incomprensioni fra di loro, con la produzione e anche a causa dell’età che avanza.
Questo viaggio per i villaggi e le città della Gran Bretagna è un modo per farsi pubblicità e per gridare almeno un’ultima volta al mondo che loro esistono e sono in grado di far ridere ancora.
Seguiti dalle loro inseparabili e buffe mogli, a loro volta una coppia comica di per sé, sanno che il futuro non è roseo, ma legati ai loro personaggi, anche nella vita privata, non possono smettere di immolarsi per la causa comune: far ridere e inventare nuovi modi per farlo.
La stessa causa che li lega da decenni e che li portò a vivere la gloria, prima, e il fallimento poi, ma sempre con vero spirito combattivo.
Gli ultimi momenti della vita di due fantastici artisti, raccontati con la pantomima e la gestualità di due altrettanto talentuosi attori e caratteristi. Steve Coogan nei panni di Laurel e John C. Reilly in quelli di Hardy sono a dir poco realisticamente superbi. Sfondando la quarta parete, un po’ come facevano quelli originali, danno uno spessore profondo e sentimentale alle figure di Stanlio e Ollio, che ora vengono mostrate nel periodo più duro e buio della loro vita. Stan non ha più il controllo né l’importanza di una volta, mentre il collega e amico è colto da continui problemi di salute che di lì a poco lo allontaneranno dalle scene. Ma c’è una rivalsa accompagnata da un sentimento che gli stessi Stan e Ollie scoprono di avere e solo alla fine del film: un legame che è saldo e legato da una profonda, indiscutibile e inalienabile sintonia che non muta mai. Tale rivalsa, la rivalsa nella vecchiaia e sul non avere il successo di prima, sta anche nel capire di amarsi e di voler restare insieme fino alla fine.
Coogan e Reilly strepitosi e straordinari, e Baird non è affatto un regista frettoloso e pretenzioso. A dispetto di come avviene in molti biopic di personaggi famosi ed eterni, Baird non illude il pubblico o la storia stessa con sequenze ben agghindate, con il festival del luogo comune o la vetrina dei pezzi più famosi della coppia Laurel e Hardy. Restituisce invece al duo la loro identità: quella di uomini assorbiti dai propri ruoli e personaggi, ma che comunque soffrono in questa grande messa in scena. Il comico è forse la persona più triste e malinconica di tutte e Baird, assieme ai due attori principali, ne ricava l’essenza più umana e sottile. Sebbene tutto finisca nel ’57 con la morte di Oliver, nulla è più scontato e banale. Tutto può realmente succedere. Il pubblico torna a sorridere, a ridere e ad emozionarsi perché sono un pezzo della vita e dell’immaginazione di tutti. Tutti ridono e tutti piangono, questa è la potenza di una storia come quella di Oliver Hardy e Stan Laurel: comici, attori, amici ma soprattutto uomini.
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