La vita nel selvaggio West è come un ragno che durante la notte entra nella bocca di chi sta dormendo. Quello chiude la bocca, lo ingoia ed è tutto finito. Questo è ciò che accade in una scena di The Sisters Brothers, diretto dal regista Jacques Audiard, e significherebbe che tutto ciò che accade in un mondo selvaggio, come quello western, non è in realtà mai certo e naturalmente mai sicuro.
Dopo decine e decine di registi, passati per questo genere, in un film di questo stampo vige sempre una legge cruda e inviolabile. Nulla è certo, nulla è completamente sicuro e solo una certa dose di spietatezza ti fa rimanere vivo a lungo.
Nell’America di metà ottocento, Eli (John C. Reilly) e Charlie Sisters (Joacquin Phoenix) sono due fratelli uniti dalla parentela, dallo stesso sangue che scorre nelle vene e uniti perché entrambi alle dipendenze del potente Commodoro (Rutger Hauer), che dalla sua dimora di Oregon City gestisce il traffico, comanda e manda i suoi uomini in missione. Dopo aver portato a termine l’ultimo lavoro, ai due fratelli viene ordinato di cercare, trovare e torturare Hermann Kermit Warm (Riz Ahmed), un chimico in viaggio verso la California.
Il motivo di questa missione è perché Warm possiede una formula vincente per una più produttiva estrazione dell’oro: e naturalmente il Commodoro vuole quella formula. Alla ricerca di Warm c’è anche John Morris (Jake Gyllenhaal), un altro uomo al servizio del Commodoro. Quando quest’ultimo riesce ad avvicinare il chimico e a catturarlo in attesa dell’arrivo dei Fratelli Sisters, tra i due nasce una buona amicizia che li porta a scappare e ad usare quella formula per i propri scopi.
Traditi, Eli e Charlie si mettono sulle tracce di Morris e Warm ma il viaggio risulta essere sempre più pericoloso, pieno di pericoli e di individui altrettanto pericolosi che vogliono quella formula. Tuttavia i due, scaltri e spietati, soprattutto Charlie, riescono in breve tempo a raggiungere la meta. Ad un passo dal poter uccidere Morris e Warm, questi ultimi riescono a farla ai due fratelli e a catturarli.
Ciò che succede dopo stravolgerà, seppur di poco, il ritmo crudele di una normale opera western, cadenzata dagli spari delle pistole e dall’affiorare costante dei morti.
Audiard, reinterpretando la poetica leoniana, non fa scontrare i quattro uomini fino ad un duello finale, bensì li fa incontrare. Rende unica un’atmosfera per poter interagire e non solo discutere e sparare. Charlie e Eli si rendono conto, poco alla volta, che Warm, oltre a farli diventare ricchi con la sua invenzione, è un brav’uomo e lo stesso si può dire di Morris.
Una caccia fra le montagne e fino al Pacifico che si trasforma in un momento per parlare, in un luogo dove cessano le divergenze, dove vige il lavoro di squadra e non il lavoro del bounty killer al servizio di un uomo più potente. Il piccolo e ingenuo Warm insegna ai due fratelli l’importanza di creare una società egualitaria, libera dalla violenza e dalla paura. Ma quello stesso ragno che si era infilato nella bocca non era stato ingoiato del tutto, e prima di morire infetta la gola di quel malcapitato e prolifera come un virus.
Ed ecco che il West torna ad essere, anche per uomini spietati come Eli e Charlie, un luogo dove niente è certo fino in fondo, dove si può perdere se stessi e dove il selvaggio regna ancora come padrone indiscusso su quella terra.

Forse quello che Audiard vuole dire è che forse è la natura a prevalere, il nemico più inaspettato dal quale è bene guardarsi sempre le spalle. E in tutto quel marasma incontaminato, ancora per poco, l’unico posto dove i fratelli possono trovare un briciolo di conforto e di tranquillità, è l’ambiente familiare.
La casa della vecchia madre è il luogo dove in un certo senso possono ritrovare loro stessi dopo un’esperienza del genere. Esperienza dalla quale Eli, quello più raziocinante dei due, ne esce cambiato e pronto per iniziare una nuova vita. Per quanto riguarda Charlie, egli è un uomo dalla pistola facile e dedito all’alcol. Sebbene possa cambiare, forse è solo per poco.
Tuttavia nella vecchia dimora della loro infanzia ritrovano quella fanciullezza che si era perduta per far fronte a cose più serie, come il severo e violento rapporto con il padre, o solo con quel mondo che non perdona e ti fa crescere in fretta. I fratelli ritornano bambini, accasciati in un letto troppo piccolo ormai, ma sempre pieno d’amore e sicurezza.

La tensione scorre sul filo del rasoio nell’opera del regista francese che mette in contrapposizione non solo il concetto di uomo e natura e il rapporto tra fratelli, ma anche la tematica dell’uomo alla ricerca della modernità ma allo stesso tempo in contrasto con essa.
La nuova invenzione dello spazzolino da denti che Eli inizia ad usare perché mantiene i denti puliti e l’alito fresco, è in contrapposizione di ciò che invece è la formula di Warm. Vincente ma allo stesso tempo estremamente pericolosa.
In fine Audiard mette sullo stesso piano anche attori di diversa provenienza e formazione artistica. Da una parte c’è il buono e pacioccone Reilly affiancato da uno scapestrato attore come Phoenix. Gyllenhaal, con il suo fare quasi svogliato e il più giovane dei quattro, il britannico Riz Ahmed. Tratto dal romanzo di Patrick deWitt Arrivano i Sisters, il film è stato presentato alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia ed è uscito negli Stati Uniti nel 2018.
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