La prima volta che ho conosciuto Faber è stata un mese fa.
No, non indignatevi, non pensate che io sia una blasfema o un’eretica da bruciare sul rogo.
Non fatelo, perché molti di voi conosceranno Faber grazie a questo articolo. Non mi credete? Allora andate avanti.
La cosa curiosa che ho notato nelle mie ricerche in Internet, è che se si scrive “Faber cantante” come primo risultato vi vedrete stampato di fronte ai vostri occhi un’ iconica immagine in bianco e nero di De Andrè, chitarra in mano e microfono alla bocca, sguardo basso, seminascosto tra i capelli, ombroso, tenebroso.
Se invece si cerca semplicemente Faber, esce un ragazzo giovane, solare, leggermente paffutello. Foto energiche, vitali, un sorriso amichevole che ispira simpatia.
La prima volta che ho sentito Faber, era un caldo giorno di inizio Aprile, in uno dei soliti infiniti viaggi con i mezzi pubblici nell’immensa città di Amburgo.
Dio salvi Spotify.
Devo confessarlo, ho avuto un po’ paura a premere il tasto “ riproduci” una volta aver selezionato “ Indie Deutschland”, ma devo anche confessarvi,non so perché quando lo dico i miei amici italiani mi guardano con faccia semischifata, quasi fossi un alieno, che l’Indie tedesco non è poi così male, anzi, è davvero buono.
E tra tutti, personalmente, trovo che ce ne sia uno che spacchi proprio.
Julian Pollina, classe ’93, il nuovo Faber.
Faber in tedesco.
Di origini svizzere, figlio del cantautore italiano Pippo Pollina, si destreggia abilmente tra il cantare e il cantautorato.
Muove i primi passi nel mondo musicale insieme alla sua band, Goran Koč y Vokalist Orkestar Band.
Pubblica nel 2015 il suo primo EP Alles Gute, mentre nel 2016 esce Abstinenz, raggiungendo il successo nel 2017, con il suo primo album Sei ein Faber im Wind, prodotto dalla Universal Music Group. Si piazza terzo nelle classifiche svizzere per quattordici settimane, mentre diciassettesimo per sette settimane nelle classifiche tedesche. L’album viene accolto con entusiasmo nel mondo tedesco, tanto che “L’Hannoversche Allgemeine Zeitung” paragona Faber ad un giovane Jim Morrison.
Voce profonda, roca, graffiante, così sporca da risultare perfettamente pura.
Definito dalla stampa germanofona “ Politicamente scorretto”, egli stesso annuncia nella propria Home Page la sua missione: cantare con furore e dedizione, cantare della vita, ma non senza averla vissuta. Niente stereotipi banali da canzonette, dunque, niente concetti triti e ritriti, meri esercizi stilistici messi a tempo di musica giusto perché si fa così e così ci sta bene.
Faber non è questo, e per fortuna, perché a noi italiani potrebbe piangerci il cuore a sapere che un nome a noi così caro possa essere finito in mani così sbagliate. Ma possiamo dormire sicuramente tranquilli, anche questa volta, un nome una garanzia.
Ho sempre ascoltato musica dando precedenza alle parole, piuttosto che alla musica, certo, non che il sound sia qualcosa del tutto da tralasciare, ma per la mia visione impegnata dell’arte, non posso transigere sull’importanza delle parole e del loro messaggio comunicativo.
Peccato che non possiamo godercelo a pieno, questo ragazzotto dalla faccia simpatica ma enigmatica, peccato, perché qualcuno non potrà mai farlo se non grazie ad un traduttore o alle numerose pagine musicali che, con il loro lavoro, ci offrono la possibilità di leggere testi musicali nella nostra lingua. E peccato anche per me, dato che mi servirà ancora parecchio tempo prima di poter affermare di saper apprezzare in totale autonomia un testo in tedesco. Mi piacerebbe saperlo già fare, è tutta un’ altra sensazione, il comprendere appieno una canzone con le proprie orecchie. Ma ci dobbiamo accontentare e rallegrarci, poiché la tecnologia, per fortuna, in questo caso ci viene in aiuto, e perlomeno, non ci rimarranno del tutto oscure le opere di questo gioiellino del cantautorato.
E poi, strappo alla regola, le basi di Faber sono sempre buone ed emozionanti, un letto dolce dove far scorrere un fiume di parole. Ciò che apprezzo maggiormente dell’impronta di Faber è la sua essenzialità, una poetica che viene alla luce tra le braccia di una musicalità ridotta all’osso. Uno strumento, chitarra o pianoforte in genere, e la sua profondissima voce roca, ma caramellata.Ma non pensate che Faber sia solo questo. No, egli si trova perfettamente a suo agio anche in ritmi più articolati e ritmati, senza far scadere in secondo piano la sua voce, con quel suo timbro agrodolce, creando dunque sempre un’armonia di elementi che in sinergia sono sempre in grado di emozionare.
Credetemi, toccano le corde più profonde di un cuore anche senza che questo lo riesca a capire. Non è un dono di tutti.
Ed è proprio grazie a questa sua grande capacità, con questa sua spiccata personalità, che egli riesce nel suo intento e riesce a soffiare la sua voce tra il vento, arrivando diretta ai nostri cuori.
Ci riesce.
Riesce ad essere un Faber Im Wind.
Quindi ascoltatemi e non guardatemi come se fossi un ‘aliena, accettate questo mio umile consiglio, andatevelo a sentire, potrebbe essere una piacevole sorpresa scoprire di nuovo Faber.
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