14 Maggio 1998, ci lascia il grandissimo Frank Sinatra.
Noi, dopo tanti anni, non lo abbiamo ancora dimenticato.
E’ tarda sera quando il quasi ottantatreenne Frank Sinatra viene colpito da un infarto, il quarto, nel giro di poco più di un mese.
E’ debole, se ne sta andando, lo sa anche lui, tanto che le sue ultime parole sono state “I’m losing”.
“Sto perdendo”.
La scena si svolge in una camera del Cedars-Sinai Medical Center di Los Angeles, a modo suo, come recita My Way, si dice che abbia chiesto di staccare la spina della macchina che lo teneva in vita, sorridendo per l’ultima volta alla moglie Barbara.
E’ così che Frank Sinatra se ne va, lasciandoci in dono la sua musica, quasi duemiladuecento pezzi incisi e la sua carismatica presenza in cinquantatré pellicole.
E’ così che Sinatra ci lascia, senza lasciarci davvero.
L’America e il mondo intero rimangono con il fiato sospeso nei suoi ultimi istanti di vita. Le trasmissioni televisive vengono interrotte. Per rendere omaggio a questa grande star, la notte fra il 14 e il 15 Maggio le luci di Las Vegas si spengono, per la prima e unica volta nella storia.
A New York, l’Empire State Building si tinge di blu, in onore a Old Blue Eyes.
21 anni sono passati da quel giorno, ma Sinatra vive ancora in mezzo a noi, passando in radio di tanto in tanto, ritrovandolo nelle ispirazioni di giovani artisti moderni.
Non c’è nessuno al mondo,nessuno, che anche inconsciamente, non si sia ritrovato a canticchiare qualche suo pezzo.
Chi non ha mai canticchiato, anche solo distrattamente, New York, New York o I’ve got you under my skin?
Prima vera celebrità della musica popolare nonché maggiore cantante popolare americano del Novecento, Frank Sinatra ha mantenuto lungo tutta la sua carriera un repertorio jazz e pop molto sofisticato,espressione di una personalità completa e complessa. Nelle sue canzoni ritroviamo spesso le atmosfere rilassate, riflessive e a volte sofferte delle ballate, ma non manca anche il sapiente uso dell’ orchestra, che rende ancora più comunicative ed emozionanti le sue opere. Inconfondibile,grazie alla sua voce calda e profonda, dal fraseggio caratterizzato da glissandi, ovvero dal costante altalenarsi di toni vocali alti e bassi, e dal timbro al contempo aristocratico e popolare.
Billie Holiday e Bing Crosby sono le sue principali fonti di ispirazione, da cui riprende lo stile di canto crooning , uno stile che trova successo grazie all’invenzione del microfono, per cui il cantante non ha più bisogno di una voce squillante per raggiungere le ultime file della platea, ma può concedersi il lusso di sussurrare, creando un’atmosfera molto più calda e confidenziale, a tratti sensuale. Tuttavia, qualcuno sottolinea che “a differenza di Crosby, che si rivolgeva soprattutto alle famiglie, Sinatra parlava all’America“.
Un successo guadagnato con il sudore, una carriera non facile, ma di sicuro piena di soddisfazioni.
Un’ascesa faticosa, caratterizzata da un momento di crisi lavorativa profonda,nera, dato dalla scadenza del contratto cinematografico con Louis B. Mayer.
Periodo in cui,Sinatra deve rimboccarsi le maniche per poter sopravvivere nello spietato mondo dello spettacolo.
Per racimolare più soldi possibili, arriva ad esibirsi fino a tre volte in una sola sera, con conseguenti ed inevitabili ripercussioni sulla sua salute fisica. Ma il suo progressivo deterioramento corporeo non lo fermerà dall’inseguire il suo sogno. Tocca il fondo una sera, durante il suo terzo spettacolo consecutivo. E’ lì, sul palco. Canta con voce sforzata e provata, quando, all’improvviso, viene colpito da un’emorragia sottomucosa che comprometterà gravemente le sue corde vocali.
Viene dato per spacciato. Sinatra è musicalmente morto.
Contro ogni previsione, però, dopo una lunga e sofferta convalescenza, si rimette e torna nuovamente a cantare, più forte di prima.
Inizia così il periodo d’oro di Frank Sinatra, quello che viene comunemente definito la sua “ Rinascita”, la sua “Seconda giovinezza”.
Da qui si forma il mito e la leggenda che ancora oggi conosciamo.
Ma Sinatra non è conosciuto solo per la sua musica, bensì anche per la sua vita movimentata, fatta di scandali e pettegolezzi.
Si sposa per ben quattro volte. Voci non direttamente confermate lo vogliono legato sentimentalmente anche alla showgirl Raffaella Carrà, orgoglio del talento nostrano, la quale compare in uno dei tanti film in cui recita Sinatra stesso: Il Colonnello Von Ryan.
Evidentemente attratto dalla bellezza mediterranea, corteggia a lungo anche l’attrice italiana Virna Lisi. Questa, già legata sentimentalmente, lo respinge in modo deciso.
Altri pettegolezzi, invece, lo vedono come padre naturale di Ronan Farrow, presumibilmente avuto dall’ex moglie Mia Farrow, la cui potestà biologica aspetta di fatto a Woody Allen.
Talvolta burbero e un pizzico aggressivo, non mancano di certo nella sua lunghissima vita pubblica eventi decisamente rimproverabili.
Celebre è e rimarrà sempre la volta in cui colpisce violentemente un giornalista che lo aveva educatamente avvicinato per domandargli il nome della nuova fiamma con cui si trovava in compagnia, oppure, il giorno in cui, incontrando per caso in un ristorante l’autore de Il padrino, Mario Puzo, lo prende a male parole, urlandogli “Ruffiano, devi morire, hai capito?”, poichè non gli fu precedentemente gradito essere preso a modello d’ispirazione per il personaggio di Johnny Fontane.
Ci sarebbero ancora così tante cose da dire su quest’uomo, così tante che non basterebbe una vita. Ma credo che la leggenda parli da sola.
Poche ultime, incisive e necessarie parole mi sono rimaste da dire, tutto ciò di cui tutti abbiamo veramente bisogno.
Sinatra.
Un uomo. Un attore. Un cantante. Un mito.
Ci manchi Frank, sarebbe davvero bello averti ancora fra noi.
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