Paolo Zucca gira un film che non è di facile catalogazione, ma si ride e si è comunque presi da questa incredibile storia tutta incentrata sulla nostra isola del Mediterraneo.
L’uomo che comprò la luna è una commedia ma non è solo questo. Non è solo un dramma o un film d’impegno sociale. È un’opera pseudo spionistica tutta nostrana, ammantata da un velo di farsa, comicità pungente e a volte anche più spicciola. Una satira sui costumi di una terra che ai nostri occhi può essere ancora inesplorata e può nascondere molto di più di quello che sembra. La Sardegna.
Un film di spionaggio con i toni dell’action movie perché tutto inizia all’interno di un’agenzia segreta italiana. I due agenti, Dino (Stefano Fresi) e Pino (Francesco Pannofino), vengono informati, tramite l’agenzia americana, che il satellite lunare è stato improvvisamente comprato da un uomo: un italiano, o meglio, un sardo.
Bisogna immediatamente risolvere la faccenda prima di un incidente diplomatico. Dopo aver reclutato un militare di nome Kevin Pirelli (Jacopo Cullin), alias Gavino Zoccheddu, un emigrato sardo in Lombardia, Pino e Dino chiamano uno specialista che insegni al soldato come essere un vero sardo, onde evitare che si faccia scoprire una volta in loco.
È una commedia perché lo specialista è tale Badore, ovvero il mitico Benito Urgu. Un uomo dal passato segnato che si prende cura del ragazzo e da biondo, alto e inesperto, lo trasforma in un vero e proprio uomo della Sardegna. Ecco che l’addestramento è un divertimento assicurato.
Divertimento che, attraverso anche al luogo comune, all’ignoranza con la quale si tende spesso a descrivere un sardo, rimanda alla banale ma sempre divertente descrizione tipica che i peninsulari hanno degli abitanti di quella terra e al simpatico scimmiottare di Aldo, Giovanni e Giacomo quando interpretavano Nico e i Sardi. Perciò dalla morra si passa all’assaggio del Casu Marzu e ad una corretta postura per bere il vino -schiena dritta, testa alta e via in un solo sorso.
A fianco di questa satira di costume, il film di Zucca si rivela essere anche più crudo e drammatico, sfiorando persino il thriller quando i due agenti segreti Dino e Pino, sebbene buffi e goffi, si scoprono essere individui spietati e disposti a passare sopra a tutto e tutti. È un dramma quando Kevin, o Gavino, riesce finalmente a scoprire l’uomo che dice di essersi impossessato della luna e all’improvviso capisce che non è più tempo di mentire. È una storia che sa di antico e mitico quando appaiono al protagonista gli eroi sardi di un tempo, da Gramsci fino all’era più antica.
Ma una cosa così bella e irraggiungibile non può appartenere solo ad una persona. Così come la Sardegna non è poi una meta così lontana e diversa dall’Italia stessa. Zucca ribadisce il senso di forte appartenenza a questa terra e lo fa attraverso l’avventura di Kevin/Gavino che da uomo dalle radici misteriose, capisce di amare la terra dalla quale proviene facendo così onore anche ai suoi antenati.
Da una sceneggiatura scritta assieme a Geppi Cucciari, il regista fa della Sardegna la vera protagonista, e in una sorta di riscatto sociale nei confronti dell’Italia e del mondo intero si prende questa sorta di rivincita. Fra luoghi comuni e spunti filosofici, letterari e favole antiche la storia di Zucca è un romanzo di avventura che mescola con fervida immaginazione fantasia e fantascienza, film sui supereroi e melodrammi onirici.
Tu non sai capire la differenza tra le cose e le persone. Non sarai mai un vero sardo!
Questo è ciò che gli dice all’inizio il maestro Badore che, attraverso un lungo allenamento alla Karate Kid, trasforma il giovane in un vero uomo, più che un vero sardo: un vero saggio. Perché, sebbene gli stereotipi che abbondano e con i quali Zucca gioca in ogni modo -da vero sardo può prendersi la libertà di farlo- il vecchio Badore insegna, ci insegna, a saper ascoltare, a capire il vero significato delle cose, a trattare le donne come regine, e a non tradire le proprie radici.
Campione d’incassi in Sardegna, presentato alla Festa del Cinema di Roma, l’opera di Zucca è un bel regalo alla sua terra che, solo in pochissimi casi, è stato il vero e perenne sfondo di una lunga favola. Si pensi al film di Luigi Zampa, Una questione d’onore. In quell’occasione, Efisio Mulas (Ugo Tognazzi) deve togliersi di dosso il fastidioso e scomodo odore della provincia, dell’isolamento e dell’entroterra sardo: rappresentato in maniera grottesca come uno scenario western dove vige il delitto d’onore. Ora, invece, il protagonista di Zucca deve riscoprire le sue origini e le fondamenta del suo essere/malessere.
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