La giovane e brava attrice irlandese Sarah Greene è la protagonista del film di Paddy Breathnach, Rosie, proiettato all’Umbria Film Festival nell’incantevole atmosfera estiva di Montone. Una storia incentrata sulla drammatica e al quanto odierna parabola dei giorni d’oggi. l’Irlanda, in particolar modo la città di Dublino, fanno da sfondo a questa vicenda così vera e spietata.
I prezzi delle case aumentano e sono poche le costruzioni per tutti quanti. Perciò la gente meno abbiente è costretta a cercare alloggi di fortuna, per lo più hotel dove poter passare alcune notti. Lo stesso accade a Rosie Davis, madre di quattro figli, sposata con John Paul (Moe Dunford) il quale lavora come lavapiatti in un ristorante della città. Sbattuti fuori di casa dal padrone, Rosie e il marito si spostano in macchina con tutto ciò che hanno di più caro: i loro quattro bambini.
Cercano insistentemente un alloggio e attraverso una lunga lista di alberghi messi loro a disposizione, Rosie chiama in cerca di una sistemazione temporanea mentre spera di trovare finalmente una casa tutta loro.
La tenace Rosie cerca di mantenere tutto com’era prima. Accompagna i figli a scuola e cerca di farsi vedere agli occhi della gente come se niente fosse successo. Eppure il fatto di non riuscire a trovare una misera stanza nemmeno per una notte la portano a pensare di non farcela.
Orgogliosa, Rosie non accetta alloggi per i senzatetto e non accetta nemmeno l’ospitalità della madre, con la quale aveva litigato alcuni anni prima a causa di alcune incomprensioni. Tuttavia le ore passano e la famiglia non ha ancora una dimora.
La cosa si fa più deleteria e stressante se si pensa che, nonostante uno stipendio, la cosa più importante che manca è un tetto sotto il quale vivere sereni. Il regista, attratto dalle infinite storie vere che accadono sotto i nostri occhi, sceglie la vicenda di questa madre e moglie facendo evolvere il suo istinto di sopravvivenza nell’arco di un’intera e rigida giornata irlandese.
Mette a dura prova quell’istinto di sopravvivenza con la realtà che, al contrario di quanto ci fanno credere nel cinema meno impegnato, è sempre più tragica. L’importante è restare uniti e Breathnach non risolve il tutto in un bel finale e non ne deduce un lieto fine. Suppone invece un finale aperto che potremmo definire dolce: dolce perché la famiglia è unita, dolce perché nonostante tutto Rosie non si scoraggia, e dolce perché John Paul è da far suo un buon padre e un buon marito che farà di tutto per la sua famiglia. Anche se questo non lo sapremo mai.
Gli attori sono bravissimi e così naturali ma ciò che più colpisce è la recitazione dei bambini. Spontanei e immersi nella vicenda tanto a fondo come gli stessi adulti. Breathnach racconta la sua Irlanda che, anche se in continua crescita economica, è allo stesso tempo trafitta da questa crisi che ci coinvolge tutti.
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