Eli vive la sua adolescenza nei sobborghi di una città un tempo dedita all’industria. Le sue giornate si snodano tra i vari capannoni abbandonati alla ricerca di ferrovecchio e rame con il quale racimolare qualche soldo. Con la sua bicicletta si muove in questo paesaggio post-industriale fino a quando trova un oggetto di cui non concepisce l’origine. Quello trovato da Eli non è però uno scarto di una vecchia linea di produzione, ma un’arma di origine aliena.
Elijah Solinski, interpretato da Myles Truitt, è il protagonista di Kin, film fantascientifico del 2018 diretto da Jonathan e Josh Baker.
Eli è il figlio adottivo di un padre vedovo, rimasto solo dopo la morte della moglie e la carcerazione del figlio maggiore, Jimmy, interpretato da Jack Reynor. È proprio il ritorno in casa di Jimmy a portare guai sulla famiglia Solinski.
Per sopravvivere in carcere Jimmy si è affidato alla protezione di una gang criminale comandata da un vendicativo James Franco, disposto a tutto pur di intascare la cifra che gli spetta secondo i patti stabiliti. Senza denaro però il destino di Jimmy e dalla sua famiglia è segnato.
L’ignaro Eli si affida al fratello maggiore che lo convince a partire con lui in villeggiatura. È l’inizio di un viaggio on the road dove i due ritrovano quella connessione intima che esiste solo tra fratelli. Elijah, Jimmy e l’arma aliena.
Viaggiare insieme riavvicina i due fratelli, diversi in tutto e per tutto, con il più piccolo capace di dimostrarsi molto più maturo del fratello maggiore, fino al momento delle rivelazioni finali.
I due registi riescono a tenere alta l’attenzione sulla storia per tutta la durata del film, non eccedendo con gli effetti speciali e limitandoli allo stretto necessario. La fantascienza è però a pieno titolo protagonista del film: la salvezza della coppia di fratelli dipende da quell’incomprensibile arma aliena.
Kin coniuga con un buon ritmo noir e commedia, lasciando tutto lo spazio necessario all’evoluzione del dramma familiare dei due fratelli.
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