A distanza di sei anni dall’ultima volta, nel 2018, Michel Ocelot, maestro dell’animazione francese, è tornato sul grande schermo con una nuova storia da raccontare che gli è valsa il César 2019 per il Miglior Film d’Animazione, Dililì a Parigi (Dilili à Paris).

Dililì è una giovane ragazza della Nuova Caledonia arrivata a Parigi per lavorare in uno degli zoo umani organizzati in occasione dell’esposizione universale del 1900. La giovane kanaka è decisa ad approfittare dell’opportunità per scoprire come vivono gli abitanti della capitale francese. La piccola scopre però subito la difficoltà di essere accettata in un ambiente intriso di razzismo e pregiudizio coloniale.

Dililì a Parigi
Il fattorino Orel offre delle patatine fritte a Dililì.

Insieme al fattorino Orel va alla scoperta di Parigi, ma la sua attenzione viene presto catturata dai titoli dei quotidiani che giorno dopo giorno riportano notizie di rapimenti di bambine ad opera di una banda che si fa chiamare i Maschi Maestri. Dililì quindi si decide a far luce su questo terribile mistero.

Ocelot ambienta nella Parigi della Belle Époque una storia che ha dell’universale: il male che gli uomini fanno alle donne. I Maschi Maestri sono un’organizzazione criminale che ha lo scopo di sottomere totalmente le donne agli uomini. L’organizzazione non è legata a un credo politico o ad una particolare religione, proprio perché, come confessato anche dall’autore, le donne subiscono violenze e soprusi in tutto il mondo.

I Maschi Maestri, una volta rapite le bambine, le rieducano e le costringono a camminare carponi privandole persino del loro nome e riducendole a dei veri e propri oggetti. L’organizzazione incanala il crescente malessere di alcuni uomini che iniziano a sentirsi sminuiti dalla maggiore importanza che le donne cominciano ad assumere all’interno della società.

I primi del Novecento sono infatti gli anni in cui le donne iniziano a prendersi un proprio spazio nella società, partendo da alcune conquiste nel mondo del lavoro fino all’ottenimento del diritto di voto. La stessa Dililì entra in contatto con questo universo femminile deciso e determinato. La piccola kanaka incontra la scienziata Marie Curie, l’intellettuale anarchica Louise Michel, la scrittrice di romanzi Colette, la cantante Emma Calvé e l’attrice Sarah Bernhardt. Il loro supporto, insieme a quello di una pletora di grandi, o futuri grandi, di quell’epoca, aiuterà Dililì a liberare le bambine rapite.

Alla tematica femminile Ocelot lega quella dell’identità, in quanto la piccola Dililì è di origine franco-kanaka, con una parte di antenati francesi. Considerata una francese in Nuova Caledonia, e una straniera in Francia, la piccola si sente ovunque fuori posto. Dililì si fa portavoce di tutti quei bambini considerati stranieri nel luogo dove sono nati e hanno sempre vissuto solamente per il loro colore della pelle o per la loro religione.

Dililì è una bellissima e determinata ragazzina, vestita da Ocelot con abiti meravigliosi e sempre curati. La grande raffinatezza dei disegni è un segno caratteristico dell’opera del disegnatore francese. Michel Ocelot disegna scene di una bellezza suggestiva, utilizzando inoltre alcune fotografie come fondali su cui dare vita alla propria storia. La bellezza di Parigi viene così celebrata col massimo degli onori: lo splendore della capitale francese, infatti, non può essere replicato senza fargli uno sgarbo.

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