Settembre. Settembre per i Bastioli non è un mese qualsiasi: non è la secca e brusca fine dell’ estate, lo scivolare improvviso nei maglioni pesanti e il pigiama di pile, il tornare mogi alla solita e noiosa routine invernale.
Almeno. Settembre a Bastia non è solo questo.
È gioia,luci, colori, emozioni, sfide, suoni. È il tirare le fila di silenziosi ma doviziosi mesi e mesi di lavoro.
È Palio.
La cinquantasettesima edizione del Palio de San Michele, si è aperta con la sfilata del rione verde San Rocco, dal titolo Soltanto Uno.
La sfilata non è altro che una rappresentazione teatrale, scritta, diretta e rappresentata dai rionali, nella piazza cittadina. A fare da scenografia dei carri realizzati sempre dagli stessi rionali, nelle settimane precedenti la festa.
La scena sanrocchina si annuncia subito con uno sfondo mozzafiato, una sorta di via lattea, di insiemi di pianeti che ricalcano i gradini della chiesa estendendosi fino al centro della piazza.
È qui, in una delle prime scene, che la storia inizia a prendere forma: è il grande debutto in società di Raggio di Sole, figlia, appunto, del Dio Sole, interpretata da una bravissima Martina Merone, che, oltre alle sue doti recitative, ci delizia anche con le sue abilità canore. Per la grande occasione, è stato organizzato un gran banchetto, una festa reale, dove tutti gli agenti atmosferici sono stati invitati.
È già da questa scena che si capisce l’ amore e la dedizione che il rione ha messo per questa sfilata: l’ occhio dello spettatore si ritrova davanti una piazza visivamente appariscente, un tripudio di sfumature che mettono allegria. Il costume di ogni singolo personaggio è stato curato fino al midollo, rappresentando in maniera efficacie il proprio ruolo, senza sacrificare la parte che, giustamente, vuole anche l’occhio. Gli agenti atmosferici, per quanto numericamente abbondanti e, fondamentalmente, comparse per un breve periodo, hanno tutti costumi rifiniti e d’effetto, creando una scena decisamente piacevole, accompagnata da uno sfondo altrettanto incantevole.
Questa prima scena ci accompagna già dolcemente nell’ atmosfera fiabesca della narrazione.
Ma Raggio di Sole non ci sta a tutte queste regole. Agli sfarzi, agli agi, alle feste e alle fiabe. Raggio di Sole vuole viaggiare, diventare grande e splendere di luce propria.
Inutile persino il colloquio con la tata: lei è ostinata ed è troppo curiosa di scoprire com’è la vita sulla Terra per rimanere. Così, con un piccolo saltino, si ritrova nel nostro pianeta.
Sinceramente, ho trovato la discesa un po’ troppo banale e stilizzata, defilata brevemente, avrei dato più importanza al momento, accompagnandolo con una bella coreografia. Ma a parte questa critica, oltre al personalissimo parere d’aver trovato le prime scene un po’ troppo, a tratti fino a diventare noiosette, fino ad ora, tutto piacevolissimo.
Un’ altra pecca, abbastanza grave purtroppo, è la presenza di vuoti di scena fra un cambio e l’ altro. I carri che sfilano, la piazza buia e vuota, il dover attendere tra una scena e l’ altra, hanno conferito un senso di non fluidità e di spezzato alla narrazione.
Non si lascia piazza vuota, sanrocchini, dovreste saperlo ormai!
Il mondo, e in particolare l’uomo, con cui Raggio di Sole si trova a che fare una volta arrivata qui, è il tipico emblema del diktakt del “Produci, Consuma, Crepa”, profetizzato dai CCCP.
Un uomo, un lavoratore, un sempre eccezionale Matteo Magna, il cui unico scopo nella vita è lavorare, guadagnare e tirare a campare, ma soprattutto, pensare al proprio profitto, indipendentemente dagli altri. Un uomo quindi cinico, disilluso, che non ha fiducia nei suoi simili, nè in se stesso o nel mondo in cui vive.
Per questo pensa solo a sè, ignorando ciò che lo circonda, persino l’ ambiente.
Qui si interseca il tema principale della sfilata: l’ambiente. O meglio: l’uomo e l’ ambiente. Come noi, poveri uomini egoisti e approfittatori, incuranti di tutto il resto se non di noi stessi, stiamo distruggendo la nostra casa.
All’inizio per Raggio di Sole sarà difficile convincere il nostro povero malcapitato della sua natura celeste, serviranno a poco tutte le intemperie e l’ira del padre, i vari agenti atmosferici che si scagliano sui due poveri protagonisti dando loro la caccia, deliziosamente rappresentati da carri eccezionali, stupendi quelli della pioggia, su cui un corpo di ballo si è esibito in una strabiliante coreografia di impermeabili trasparenti ed ombrelli, peccato che all’ultimo se ne sia rotto uno, ma sono cose che possono capitare. Il carro tornado, ha lasciato tutti sicuramente a bocca aperta. Un vortice, ha attraversato la piazza, roteando, portandoci via con sè. Sfruttato però in maniera poco sapiente visto la brevità della sua permanenza in piazza, così tanto impegno, sarebbe stato bello vederlo un altro po’ in scena!
Attori bravissimi impersonano le varie divinità, vestiti sempre all’altezza della situazione, accompagnati da carri altrettanto adeguati. Folgorante quello incarnante lo scioglimento dei ghiacciai, che si richiude in se stesso, un meccanismo semplice, ma sicuramente efficacie, che riesce nel comunicare senza troppi fronzoli il proprio messaggio.
Soltanto una volta rimasti soli, al lato della piazza, sopra un carro a forma di ombrello rovesciato, che naviga in mezzo ad un mare immaginario, dove, ahimè, nuotano pesci grossi e bellissimi ma realizzati interamente di piatti di plastica (antitetico e stridente con il tema della sfilata), il nostro protagonista potrà finalmente ricredersi di quello che pensava essere solo un delirio.
La luna stessa, scenderà per noi, per parlare con sua figlia, per dirle quello che già le è stato annunciato da Tempesta: non le è concesso di tornare su poichè le difese immunitarie della Terra sono troppo deboli, il mondo è rovinato, è stato distrutto, attaccato dai propri anticorpi, da quei piccoli abitanti che gentilmente ospita.
Raggio di Sole, che, all’inizio voleva soltanto scappare da casa, ora,invece, non vede l’ora di tornarci, a casa. Ma non può, è condannata, l’abbiamo condannata a morte, è lei stessa a dire che, ogni istante che passa, si sente più debole, una fiammella, un piccolo alito di fuoco. Il mondo non è quel posto meraviglioso e curioso che pensava, il mondo è un posto orribile.
È udendo questa conversazione che il nostro lavoratore incallito si ricrederà.
È vero, come aveva detto in un momento di rabbia il nostro protagonista maschile, è “soltanto uno”, ma non nel senso che intendeva lui. Non nel senso che solo uno non conta, non fa alcuna differenza. È quello che pensiamo tutti: Cosa succederà mai se butto una cartaccia in terra, un mozzicone di sigaretta, una bottiglia di plastica. Sono solo uno. Quanto inquinerò mai?
Ed è in questa assurda convinzione che per Raggio di Sole, quella missione apparentemente suicida, trova uno scopo: salvarne almeno uno, fargli cambiare idea, farlo portatore del cambiamento.
Così, prima di sparire per sempre, ricongiunta al padre, raggio di Sole consola il povero protagonista, che si sente ancora smarrito, spaventato,che ancora sente di non aver capito.
Il suo nome è Adamo, scopriremo alla fine, come il primo uomo. Il primo uomo del cambiamento.
Quello che dovremmo essere noi, ogni giorno.
Solo uno. Ma che può tanto.
Curioso, di come un’unità parli di una comunità ad una comunità. Dovremmo rifletterci su sul serio, perché nella nostro piccolo essere uno, possiamo davvero fare molto. Granelli di sabbia che formano una spiaggia. Gocce d’ acqua che formano un mare.
Ed è così, che ha sfilato per noi, il Rione San Rocco!
Per saperne di più sul Palio de San Michele: paliodesanmichele.it
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