Shining di Stanley Kubrick

The Shining – Dopo quarant’anni una versione tutta nuova

Vedere Shining al cinema è un’esperienza che vale la pena provare: anche quando il biglietto d’ingresso costa €10.50. Ma non allestiró una critica per il prezzo: sono stati soldi ben spesi, davvero.

E non intendo nemmeno sottolineare il mio stupore misto a rabbia quando ho scoperto che la versione estesa sarà proiettato in televisione il 31 ottobre. Perché, veramente, un film come questo, come qualsiasi altro film di quel geniaccio di Kubrick, deve essere visto nel buio di una grande sala cinematografica: un bello schermo e stereo dolby surround.

Quando poi hai la possibilità di gustare per la prima volta un capolavoro del cinema horror come questo, ogni ripensamento e ogni pensiero negativo scompaiono non appena si mette piede in sala.

Con 25 minuti in più rispetto alla versione internazionale di 119, The Shining torna a fare paura e con delle sequenze che, dopo poche settimane dalla sua uscita nel 1980, furono tagliate e rimontate dallo stesso Kubrick, arrivando all’edizione che tutti noi conosciamo.

Le scene in questione sono varie. Alcune totalmente nuove, altre delle sequenze un po’ più lunghe ma che comunque già apparivano nella versione internazionale. Come il colloquio di lavoro, la scena della conversazione con il barman Lloyd o la sequenza finale nel labirinto.

Quelle scene mai viste da noi, pubblico europeo, iniziano con la visita della dottoressa a Danny, subito dopo la sua visione dell’ascensore e delle due gemelle. Dallo scambio di battute che poi avviene tra la dottoressa e Wendy Torrance, si ricollegano informazioni importanti come la dipendenza dall’alcol di Jack o la questione che riguarda Danny e Tony, l’amico immaginario.

E poi ancora la scena nel salone buio pieno di scheletri e ragnatele e quella in cui il piccolo Danny viene momentaneamente impossessato da Tony e dalla forza maligna dell’Overlook Hotel

Shining è ormai diventato un caso mediatico che, con l’uscita dell’Extended Edition, non fa che aumentare la sua importanza. Anche con quei 25 minuti in più, il risultato non cambia: forse impicciano lievemente nel lineare scorrimento della trama. Tuttavia, si possono finalmente notare dettagli e sequenze che temevamo di non vedere mai e che fanno più luce non solo su Shining, ma sullo stesso regista e sul grande significato che si cela dietro questo immortale capolavoro.

Questo va sicuramente ad incrementare il mistero che si nasconde in Shining e che continua a far partorire dalla mente dei più appassionati continue e innumerevoli teorie sul senso della storia e su quel finale tanto strano quanto terrificante. Probabilmente le scene tagliate potranno rafforzare l’idea che alla fine, Shining, è “solo” la storia di uno scrittore un po’ fallito ma che riesce comunque a scrivere il suo capolavoro.

“Solo”, per modo di dire, perché dietro ad ogni volto, quadro, scena o dettaglio ci sarà sempre qualcosa di non detto e di estremamente accattivante per non poter tirare fuori il caso.


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