Feral di Andrés Kaiser, è un film del 2018 presentato alla diciassettesima edizione del Ravenna Nightmare durante il concorso internazionale lungometraggi.
Sfortunatamente il film non è riuscito ad aggiudicarsi l’ambito premio: tuttavia la sua forza è riuscita a terrorizzare il pubblico della città romagnola.
Feral, di Andrés Kaiser è un’opera a metà strada fra il documentario vero e proprio e un film di finzione. Eppure il documento più realistico è anche quella una farsa ben riuscita, dove finto reale e vera immaginazione, si mescolano in maniera davvero avvincente, facendoci perdere un po’ la strada sulla realtà dei fatti che si susseguono verso una storia di puro terrore. Un film fatto appositamente per il festival di Ravenna, che dopo la proiezione ha ospitato sul palco Andrés Kaiser il quale ha rilasciato un lungo e stimolante incontro faccia a faccia con gli spettatori.
Il film di Kaiser si costruisce attraverso una serie di interviste e sequenze agghindate per tale occasione. La prima parte, quella documentaristica, si viene a conoscenza del sacerdote Juan Felipe e del suo misterioso ritrovamento di un bambino selvaggio, cresciuto in cattività. Il suo aspetto e i suoi modi, portano il prete a voler fare qualcosa per il ragazzo: insegnargli a parlare, a camminare, riportandolo così nel mondo reale. Dopo un po’ di tempo, il sacerdote rinviene altri due fanciulli nelle stesse condizioni del primo. Anche a loro vuole dare la stessa possibilità. Tuttavia il lavoro sembra più arduo del previsto.
Senza l’aiuto di nessuno, il povero prete continua il suo lavoro di educatore e di evangelizzatore, insegnando ai tre ragazzi il culto cristiano e battezzandoli. Amici, conoscenti e l’intera popolazione di Oaxaca volta le spalle a Juan Felipe, credendo che le tre creature siano in realtà bestie demoniache e spiriti malvagi.
Solo e senza più speranze, il sacerdote vede tutto il suo lavoro e i suoi sforzi svanire nel momento in cui si rende conto che i tre non apprendono e il loro stato rimane stazionario e senza progressi: specialmente anche quando egli stesso capisce di essere cambiato e ormai lontano dalla realtà. Se prima la realtà dei fatti veniva confermata da varie testimonianze, la parte finale di questa storia si trasforma in leggenda e la scomparsa dei tre ragazzi e del sacerdote resta un mistero ancora irrisolto.
Feral è un film che si regge soprattutto grazie alla tecnica del mockumentary, ovvero quella del finto documentario. Andrés Kaiser riesuma dalla storia messicana e sudamericana, il dramma delle tribù azteche e degli Indios: trucidati, evangelizzati e costretti a convivere con i colonizzatori. L’atmosfera orrorifica sta proprio nel creare attorno ad una storia di finzione, qualcosa di visibilmente reale e inequivocabile, e cercare di rendere le immagini il più possibile veritiere. Usando, per esempio, il montaggio, proprio del documentario, o usando vecchie immagini o creando appositamente delle sequenze che sembrino vecchie: ingiallite, rovinate, come se uscissero direttamente dal passato.
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