Parasite prometteva bene. Molto Bene. Non solo per la Palma d’Oro vinta a Cannes, ma già dal trailer il film di Bong Joon-ho ispirava in me una totale fiducia. Fiducia che è stata completamente ripagata.
Il regista sud coreano ci porta in una Seul diversa da quella che è stampata nel nostro immaginario collettivo. Non siamo in una metropoli ultra-tecnologica e frenetica ma in un fetido scantinato di un quartiere popolare.
In questo scantinato vive la famiglia Kim, in forti difficoltà economiche. I Kim sopravvivono grazie al sussidio di disoccupazione del padre e a qualche lavoretto di sussistenza. La loro grande occasione arriva quando un amico del figlio Ki-woo deve partire per l’estero. Min-hyuk chiede a Ki-woo di sostituirlo come insegnante d’inglese di una ragazza, figlia di una ricca famiglia.
Ki-woo è la chiave di volta con cui la casa dei Park si apre alla famiglia Kim. Prima è la sorella Ki-jeong a entrare come insegnate d’arte per il figlio minore dei Park. Con una’attenta strategia poi il padre si sostituisce all’autista del signor Park e la madre alla domestica di Casa Park.
Passo dopo passo, stratagemma dopo stratagemma, i Kim entrano nella casa e nella vita dei Park. Ma presto si scopre come i Kim non siano gli unici parassiti in scena.
Parasite mette in scena le disuguaglianze economiche e sociale senza pietismi. I Kim non sono giustificati dalla loro povertà in quello che fanno: sono persone sgradevoli. Allo stesso modo, i Park, non sono incensati per il loro successo economico. Bong Joon-ho ne traccia un profilo complesso, pieno di nevrosi e sfumature.
I protagonisti di Parasite si muovono in un mondo ostile, dove la lotta per la sopravvivenza permea tutte le giornate. Le loro ansie, le loro paure e le loro aspirazioni sono molto diverse ma condizionano allo stesso modo il loro sforzo per stare al mondo.
I Kim lottano contro un sistema economiche che esclude i più deboli. I Park lottano contro le loro stesse ombre. I Kim lottano per uscire anche per un breve momento dal loro scantinato. I Park lottano per mandare i propri figli nelle migliori scuole del mondo. I Kim lottano per se stessi e per la loro famiglia. I Park pure.
Ma le loro differenze sono insormontabili.
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