Dopo quattro grandi successi nelle vesti di attore, Checco Zalone fa finalmente il suo esordio alla regia, all’alba degli annni Venti del Terzo Millennio, con Tolo Tolo. Zalone racconta, sempre con la sua inconfondibile satira politicamente scorretta, l’Italia di oggi, con i suoi problemi, le sue difficoltà e le sue paure. Senza però omettere i sogni e le speranze che animano il cuore delle persone.
Scomodare la parola genio sembra eccessivo, ma Luca Medici, aiutato nella scrittura della sceneggiatura da Paolo Virzì, scrive un film coraggioso, non solo dal punto di vista tematico, ma anche dal punto di vista narrativo e artistico. Sono pochi in Italia gli artisti che si prendono rischi di tale portata e sperimentano un nuovo tipo di cinema.
Quello che appare sullo schermo è un prodotto ardito per un pubblico di massa come quello tipico dei film di Checco Zalone, ma riesce lo stesso a colpire nel segno, a emozionare e a dire qualcosa. Questo è forse il suo più grande merito: Checco Zalone è a quanto pare l’unico in Italia capace di realizzare un prodotto cinematografico per la massa senza rinunciare alla qualità.
In Tolo Tolo si assiste a un processo diverso dai precedenti film del comico pugliese. Le gag comiche diminuiscono e un racconto più emozionale prende vita: il personaggio Checco non subisce una grossa trasformazione, ma, al contrario, deve combattere per non soccombere ai suoi mostri interiori. Si ride, ma più spesso si sorride. Si sorride per empatia nei confronti dei personaggi e delle loro storie travagliate, nei momenti in cui la loro tragedia umana gli concede una dolce pausa.
Perché in fondo il film racconta una delle più grandi tragedie umane dei nostri tempi. Con la leggerezza di una commedia, Luca Medici non si fa problemi a mostrare le difficoltà che affrontano migliaia di persone costrette ad abbandonare per sempre le loro case, e a sfidare la morte pur di avere la possibilità di tornare a sognare.
L’esordio alla regia dimostra la capacità di Medici e il suo impegno a non voler lasciare nulla al caso. La storia corre fluida e assume tutto un altro tono rispetto ai film precedenti, firmati dalla regia di Gennaro Nunziante. Zalone osa e stupisce, confezionando un finale che non può che lasciare a bocca aperta.
Ma è l’intero film, Tolo Tolo, che osa. Osa nel voler buttarsi senza preoccupazione nella mischia del discorso politico, osa nel rappresentare l’inefficienza e l’inettitudine della classe politica italiana e osa anche nella costruzione di gag politicamente scorrette che non risultano però gratuite né fuori luogo.
Tolo Tolo è il primo film italiano di questo nuovo decennio. È già entrato nella cultura di massa con la sua canzone lancio, Immigrato, che tanto dibattere ha fatto politici e intellettuali. È già entrato nelle classifiche dei maggiori incassi di sempre al botteghino. È già entrato nel cuore degli italiani, che tornano a riempire la sala per una storia dolce, ironica e allo stesso tempo tragica, e che non può lasciare indifferenti.
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