Brutti, Sporchi e Cattivi è un film d’avanguardia. Un racconto grottesco del 1976 allestito da Ettore Scola, qui all’apice della genialità sia per quanto riguarda la regia che la sceneggiatura. Grottesco per il modo in cui descrive una parte di società, in questo caso italiana, più precisamente romana, resa in maniera totalmente fuori dagli schemi.
Scola sfida ogni singolo brandello di bontà, di pudore, di moralità, di buonismo (termine oramai stra usato), e assieme a interpreti trasformati, imbruttiti e resi al limite dell’essere umano, gira un capolavoro che nel vederlo, ancora oggi, vengono i brividi.
Brutti, Sporchi e Cattivi è un film da brividi ma per svariate ragioni: per il modo in cui è girato, perché i personaggi di questa pellicola, e così gli stessi attori, fanno ridere ma allo stesso tempo ritrovandoteli in casa li schiacceresti senza pietà. Da brividi perché ti ritrovi davanti la visione distorta di una realtà bestiale ma che somiglia sempre di più alla nostra.
La famiglia Mazzatella è una famiglia molto particolare. Confinati nelle baracche di Monte Ciocci, nella periferia ai limiti della città eterna, vivono in trenta in una casa scalcagnata sotto la dittatura del padrone di casa: Giacinto Mazzatella.
Quest’ultimo, rimasto cieco da un occhio a causa di un incidente con la calce viva, nasconde ogni giorno tramite ogni mezzo e nascondiglio un milione di lire di risarcimento: milione che la sua famiglia tenta sempre di strappargli dalle mani. Giacinto però è risoluto e grazie anche alla violenza e alla crudeltà riesce sempre a salvare il suo prezioso tesoro.
Violento e crudele come i suoi parenti. Tutti ormai a metà strada tra l’uomo e l’animale. Ladri, scippatori, puttane (anche i maschi), finti barbieri ma anche faticatori. Sempre in contrasto l’uno con l’altro. In casa si respira costantemente un’aria pesante di disperazione, di rabbia, ma anche di rassegnazione. Una vita ai limiti della decenza ma che per i Mazzatella è tutto regolare.
Oltre alle liti con il padre di famiglia, non mancano litigi fra gli altri componenti, botte, pestaggi e persino i continui ingroppamenti fra di loro sono cose comuni e normali. Fuori, nelle baracche attorno, è la solita tiritera.
Questa, diciamo, vita quotidiana apparentemente in perfetto equilibrio, si capovolge di colpo quando Giacinto, stufo della sua consorte, trova una prosperosa e insaziabile prostituta di nome Iside portandosela a vivere in casa sua come se niente fosse. Moglie e figli, per paura che la donna possa rubargli tutto il denaro, decidono di ammazzare il vecchio Giacinto ma andranno incontro ad un destino ancora più inaspettato.
L’opera di Ettore Scola è la storia di esseri umani sotto le sembianze di individui bestiali, senza più regole e ritegno. Ma non è un po’ la storia di ogni essere umano? Scola dà, con misurata leggerezza e misurato orrore, una cronaca alquanto esatta delle condizioni di vita nei bassifondi della grande città.
Ci riesce anche grazie a delle interpretazioni fantastiche e fuori dal comune, iniziando proprio dal protagonista principale Nino Manfredi. Con questo ruolo il grande Manfredi non può non essere giudicato come uno dei più formidabili attori della sua generazione. Un mostro, in questo film lo è davvero, di bravura che è a dir poco insuperabile e straordinario.
Al suo fianco, altri attori che sotto la regia di Scola diventano indimenticabili. Linda Moretti, Franco Merli, Alfredo D’Ippolito, Francesco Annibali, Ettore Garofolo e moltissimi altri: fra personalità del teatro o fra gente comune presa dalla strada.
Brutti, Sporchi e Cattivi è una commedia ai limiti del tragico. Una tragicommedia ai confini del documentario, a sua volta legato ai film d’inchiesta e di critica sociale. Come succede un po’ in questo momento nella cinematografia contemporanea. Film come il Joker, premiato prima a Venezia e poi anche ai Golden Globe, descrivono la società odierna guardando di più verso le minoranze e i reietti allontanati e schifati.
Sebbene il film di Todd Phillips sia davvero un’opera d’arte in tutto e per tutto, bisogna ricordare che prima di lui Scola aveva cercato di fare lo stesso. Con uno sguardo naturalmente più cinico e spassoso, più comico e ironico, ma il messaggio che Brutti, Sporchi e Cattivi vuole lasciare è proprio quello di una società che già negli anni settanta era malata. Con la storia atroce e folle della famiglia Mazzatella, Scola descrive la povertà, il senso di abbandono, il rifiuto da parte delle alte sfere di fare qualcosa per queste minoranze, la mancanza di fiducia e l’alienazione in un mondo dove regna la miseria e l’instabilità sia fisica che psicologica a pochi passi dalla civiltà.
Si potrebbe dire che i Mazzatella sono tutti un po’ dei piccoli Joker: con minore sentimento di riscatto e maggiore volontà di arrangiarsi e di tirare a campare. Sempre da buoni italiani che si rispettino.
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