In attesa dell’ultimo film del trio che verrà distribuito nelle sale il 30 gennaio 2020 dal titolo Odio l’estate ci sembrava giusto dare una spolverata, anche se speriamo non ce ne sia bisogno, al loro contributo teatrale. Abbiamo già dato voce alla loro filmografia e al loro spettacolo più importante ovvero I Corti stilando una piccola classifica delle gag più belle per noi, ma non basta.
Li vediamo fra le prime apparizioni a teatro in compagnia di altri comici come Antonio Albanese, Antonio Cornacchione per citarne alcuni, ne Il Circo di Paolo Rossi, presentato e condotto dallo stesso Paolo Rossi con alcuni sketch inediti come La Famiglia Ubaldi, venditori ambulanti di false speranze. Un palco tutto loro lo avranno prima con i già citati corti e 5 anni dopo con lo spettacolo Tel chi el Telùn.
Tel chi el Telùn
Tel chi el Telùn è lo spettacolo che ha dato vita ad alcuni degli sketch più famosi tanto quanto agli inediti più sconosciuti per chi non conoscesse a fondo tutte le gag del trio, inoltre è uno spettacolo non solo teatrale ma anche di varietà se ci è lecito affermarlo. Oltre al trio e la partecipazione di Marina Massironi infatti il telùn (telone in dialetto milanese) è stato spazio per più esibizioni comiche e circensi: hanno partecipato comici come Antonio Cornacchione, i Fichi d’India, Corrado Guzzanti, Paolo Hendel, Roul Cremona e alcuni performer internazionali tutto questo in compagnia dei The Good Fellas, gruppo swing italiano che delizia con intermezzi musicali sempre a sfondo comico il pubblico.
Lo spettacolo venne diviso in tre puntate, ognuna delle quali presentata con un corto proiettato: nel caso della prima puntata c’è Mission Impossible, sketch molto mimico, semplice e divertente, una parodia del classico agente segreto preparato ad ogni evenienza che qui diventano agenti che si mettono i bastoni fra le ruote da soli in missione per recarsi al telone luogo dello spettacolo vero e proprio.
Troviamo poi il famosissimo Dio preistorico Pdor (Giovanni), figlio di Kmer, della tribù Istar colui il quale ci ha divertito per anni con le sue parole astruse e incomprensibili mirate ad impartire agli omuncoli (Aldo e Giacomo) le sacre leggi della vita, leggi mai giunte a noi per la sbadataggine dei due uomini sacrileghi.
I Monaci Zen, sketch fatto di versi ed urla che ricordano il giapponese, e di esercizi per lo spirito ed il corpo, esercizi difficili da mettere in pratica per spiriti goffi e corpi piccini come i loro, è una scenetta a dir poco esilarante concentrata tutta in pochi minuti.
Una finta pausa viene messa in scena tramite le ombre del trio che sta dietro le quinte e che per prepararsi alla scena successiva creano un imprevisto dietro l’altro il tutto basato sul gioco delle ombre. Questa gag ha luogo in più puntate con dinamiche diverse, da non perdere.
Un’altra gag, la più lunga forse dell’intero spettacolo e anche la più divertente forse perché ognuno di loro interpreta se stesso è Le Poesie. Marina decide in un momento di irrefrenabile pathos di recitare delle poesie per il pubblico, un momento che diventerà una sorta di rocambolesca lezione di poesia, ed il trio, giocoso e dispettoso, non è proprio la classe perfetta alla quale impartire questa lezione.
E poi ancora i Busto Garolfo Cops, I Tre Medici, Il Gabbiano Jonathan, Gli Spagnoli, Guerra in Vietnam, l’indimenticabile Viaggio con la Subaru Baracca e altri sketch come sempre ricchi di improvvisazione e imprevisti anche non voluti il che rende tutto quanto più vero, diretto e divertente sia per il pubblico che per gli stessi Aldo,Giovanni e Giacomo che mai ci annoiano e mai si annoiano di giocare fra loro e prendersi in giro come solo loro sanno fare.
C’è poco da girarci intorno, questo è uno spettacolo da vedere e rivedere e per chi non lo avesse ancora fatto da recuperare o il tenente Sugar (Giacomo ne i Busto Garolfo Cops) potrebbe seriamente arrabbiarsi e convincervi a suon di testate e legnate.
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