Figli di Giuseppe Bonito

Figli – Siamo tutti figli della vita stessa

“I figli addolciscono le fatiche, ma rendono le sventure più amare; aumentano le preoccupazioni della vita, ma mitigano il ricordo della morte”

Voglio partire da questo aforisma molto significativo del filosofo saggista Francesco Bacone per parlare di Figli, un film che vede come protagonisti una giovane coppia alle prese con la nascita del secondo figlio.

Il seguente lungometraggio, diretto da Giuseppe Bonito e scritto dal compianto Mattia Torre, potrebbe sembrare ad una prima analisi un’opera scontata e piena di banali cliché; invece si rivela essere, perdonate l’ossimoro, una commedia drammatica ricca di gustosi voli pindarici e di sequenze che lasciano il segno.

Valerio Mastandrea e Paola Cortellesi, inutile dirlo, sono come al solito perfetti e duettano magnificamente riuscendo nella difficile impresa di non rubarsi la scena lavorando di sottrazione e mettendosi completamente al servizio della storia; una storia che si rivela essere una vera e propria cartina tornasole del nostro paese; un paese spaventato da Equitalia e pullulante di giovani coppie che fanno pochissimi figli a causa dell’incertezza economica in cui versano, dovuta principalmente alla generazione precedente, rea di essere andata in pensione a quarant’anni e di non aver pensato al futuro dei propri figli.

Valerio Mastandrea e Paola Cortellesi in Figli

Giuseppe Bonito inoltre non si dimentica di citare veri e propri capolavori della settima arte come Kill Bill e Arancia meccanica in una sequenza gustosa in cui i due protagonisti sono vestiti rispettivamente da Beatrix Kiddo e da Drugo. Da menzionare anche il resto del cast che annovera attori bravissimi come Stefano Fresi nei panni dell’amico fraterno di Nicola (Mastandrea) e Valerio Aprea in quelli di un esilarante padre single nonché impenitente amatore.

Figli, suddiviso intelligentemente in capitoli, somiglia proprio ad un manuale di sopravvivenza ma a differenza dei Manuali diretti qualche anno fa da Giovanni Veronesi, questo risulta essere più irriverente e maggiormente politically incorrect.
Impagabili sono inoltre le numerose sequenze in cui i due protagonisti si lanciano dalla finestra di una stanza in quanto non riescono a reggere il peso del contesto in cui si trovano, e pensateci bene chi è che non ha mai avuto la tentazione di scappare dalla finestra?! Magari a scuola, in ufficio, durante una lite con i parenti, con il partner oppure proprio con i figli.

Vi consiglio dunque caldamente di andare al cinema a vedere questo gioiellino tutto italiano! Mi congedo con le parole del poeta libanese Khalil Gibran molto pertinenti col significato del film e che magari possono riuscire a mitigare lo stress che provano numerosi genitori nell’educare e nell’accudire i propri figli: “I tuoi figli non sono figli tuoi. Sono i figli e le figlie della vita stessa.”


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