Io no spik inglish (1995), film con il look di Fracchia e Fantozzi diretto dal compianto Carlo Vanzina, assieme al compagno di commedie Paolo Villaggio.
Villaggio che, pur non essendo al suo stato migliore, gira un’ennesima commediola nel puro stile degli anni ’90: trama semplice quanto scarna, battute a sfondo sessuale, satira sui costumi italiani e non, e un finale a metà strada fra il surreale e il trash più sublime.
Nel complesso, Io no spik inglish risulta essere un filmetto godibile, specialmente per gli amanti di Villaggio: grande interprete della slapstick comedy. In più c’è un sentimento di tornare bambini che si nasconde nel desiderio di volersi rinnovare. Imparare l’inglese diventa perciò il fulcro per delle battute ad hoc e per il profondo senso della pellicola. Non si è mai troppo vecchi per imparare l’inglese.
Imparare l’inglese è sempre stato lo scopo prefissato per vivere la globalizzazione. L’italiano, del resto ha sempre snobbato questa pratica, specialmente adesso che la Brexit è ormai una cosa concreta e si fa forte la salvaguardia di questi famosi confini.
La trama di Io no spik inglish
L’assicuratore Sergio Colombo scopre di non essere più all’altezza per la sua azienda e a quanto pare nemmeno per la sua famiglia, che lo tratta sempre con superficialità e poco rispetto.
Dopo che la compagnia d’assicurazione Assiligure è stata assorbita da una società inglese, è costretto a partire per l’Inghilterra proprio per apprenderne la lingua e non perdere il posto di lavoro. Si ritroverà però assieme a dei bambini, anche loro allievi a Oxford, che gli mostreranno quanto è squallida la sua vita.
Fa amicizia con loro, tutti provenienti da varie zone d’Italia. Con loro torna bambino, libero dalla moglie snob e dalla figlia un po’ libertina. Al suo ritorno è un uomo nuovo, non più legato al materialismo a cui era abituato e deciso a cambiare totalmente esistenza.
Sembra un’ingenua commedia che strappa qualche risata e qualche riflessione. Vanzina costruisce una piccola e anche stupida critica all’italiano cialtrone (sempre pigro e all’ultimo posto). Viene fuori anche il vecchio luogo comune degli inglesi: donne brutte, severe e insoddisfatte e gli uomini severi ma sessualmente ambigui (in parole povere, ricchioni).
Ma è il finale di Io no spik inglish che ci fa capire l’intero squallore della società italiana del 1995 descritto da Vanzina. Nel momento in cui Sergio, abbandonato dalla moglie e dalla figlia sulla spiaggia, sta andando con dei bambini a prendere il gelato, chiede alla ragazzina come si chiama. Lei, anche troppo sfacciata, sentenzia: “Veronica, come la moglie di Berlusconi”.
Battuta che rabbrividisce e che sancisce un pensamento notturno sul bene e sul male, sul giusto e sullo sbagliato, sull’innocenza o no di quel finale politicamente e ideologicamente schierato.
Fortunatamente Villaggio, sebbene usi la sua solita comicità, fa sempre ridere.
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