Il compianto Dario Fo a proposito della famosa maschera bergamasca della commedia dell’arte chiamata Arlecchino ha detto: “Arlecchino è il rifiuto di tutti i perbenismi, i luoghi comuni, le ipocrisie.” Il nome di Arlecchino in lingua francese è Arlequin mentre in inglese è chiamato Harlequin. Vi ricorda niente questo nome? Gli appassionati del mondo dei fumetti della DC Comics avranno già capito che mi sto riferendo al personaggio di Harley Quinn, interpretato sul grande schermo dalla bellissima e talentuosa Margot Robbie che è riuscita a rendere iconica questa sorta di eroina punk che si occupa principalmente di sé stessa prima che degli altri.
Questo personaggio borderline fu creato da Paul Dini e Bruce Timm per la serie animata di Batman e fece la sua prima comparsa sul piccolo schermo nel 1992 per poi divenire progressivamente sempre più celebre fino ad avere la sua consacrazione nel 2016 con Suicide Squad, primo film in cui Margot Robbie interpretò Harley Quinn.
Questa Arlecchina irriverente era in origine la psichiatra del noto criminale Joker: durante le varie sedute i due si innamorarono perdutamente e l’incantevole donna decise di abbandonare la sua vita per amore seguendolo anche nelle sue attività criminali.
In Birds of Prey e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn i due si sono ufficialmente lasciati e la povera Harley Quinn dovrà difendersi da moltissimi personaggi con cui ha dei grossi conti in sospeso e dovrà fronteggiare il cattivo di turno, interpretato per l’occasione dal bravissimo Ewan McGregor.
Nel corso del film Harley/Margot sfonda reiteratamente la quarta parete e delizia il palato del pubblico con scene action molto ben costruite e con voli pindarici notevoli. La scena in cui Harley Quinn balla vestita da Marylin Monroe è da antologia. Nonostante ciò in questo spin-off tutto al femminile di Suicide Squad non tutto funziona a dovere in quanto alcune scene risultano essere trash e molti personaggi sono stereotipati. Inoltre la trama appare molto confusionaria e di non facile comprensione. Siamo di fronte insomma ad una pellicola riuscita solo a metà in cui una sempre magistrale Margot Robbie non basta per andare oltre la sufficienza.
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