L’ArteKino Festival è sempre in grado di regalarci grandi emozioni. Per il mese appena passato, per chi se lo fosse perso, ecco la recensione di One step behind the Seraphim, in italiano, Un passo dietro il serafino, film rumeno di Daniel Sandu, acclamato con entusiasmo dalla critica.
Ci narra della storia di un gruppo di ragazzi poco più che quindicenni della realtà rumena anni ’90, per i quali il sacerdotizio non è solo una passione ma anche un‘aspirazione, il modo perfetto per entrare in una società agiata, che si ritaglia e si frastagliata sullo sfondo di una nazione di povertà e miseria; una garanzia e un vanto per le famiglie ma, al contempo, una tragedia e un’umiliazione, il venirne buttati fuori.
Gabriel è il protagonista di questa vicenda che, insieme ai suoi compagni, si ritroverà a percorrere l’infinita e tortuosa strada dal seminario ortodosso verso Dio, dove, a mettere ostacoli, ci penserà padre Ivan, intransigente prete supervisore delle nuove leve, il cui ruolo, coadiuvato dal padre pedagogo, è quello di farli arrivare al Signore attraverso la giustizia, almeno in teoria.
Ma il fine giustifica i mezzi? Almeno così crede padre Ivan, che farà di tutto per preservarli “serafini” e quindi “puri”, perfino spingerli a mentire, ad agire alle spalle degli altri, ad imbrogliare, a tradire.
La strada verso Dio è lunga e turtuosa ed ha molte deviazioni verso quella di padre Ivan. Perché, quello che il mentore spaccia per la fede di Dio non è altro che una sete di potere, conscia o inconscia non ci è dato bene saperlo, ma che rientra tutto in un disegno di autorità e despotismo che arriverà a spodestare ruoli per accaparrarseli, fino a diventare rettore del seminario.
Ma i ragazzi non ci stanno e, quelli che a inizio film sembrano atti di insubordinazione vera e propria poco consoni a giovani intenti ad intraprendere il percorso del sacerdotizio, diventeranno mano mano atti sempre più giustificabili di rivendicazione di giovinezza ed umanità.
Una battaglia tra bene e male che i futuri sacerdoti sicuramente non si aspettavano di iniziare già in seminario, ma che, comunque, dovrà essere combattuta per stabilire una predominanza tra vecchio e nuovo ordine.
One step behind the Seraphim è un film avvincente, lungo ma instancabile, ritratto perfetto di un contesto socio culturale appena passato ma ancora attuale, drammatico, ancora più doloroso se si pensa che il regista stesso, Daniel Sandu, prende spunto dalla sua personale esperienza in un seminario ortodosso durato ben cinque anni.
Anni che sicuramente avrà patito, come ci raccontano le sue immagini, ma che poi ci hanno regalato questo bellissimo capolavoro del cinema rumeno, che ancora una volta tiene altissimo il livello delle rassegne mensili dell’Artekino Festival.
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