Sunset Boulevard, ovvero Viale del Tramonto. Billy Wilder fa un enorme omaggio alla Hollywood della prima Golden Age, entrando per sempre nella storia del cinema.
Avete mai pensato di lasciare per un momento il cinema odierno per tornare alle radici? Quale capolavoro del passato vedreste per primo?
Io questo non lo so. Non sono nella vostra testa. Posso però dire quale consigliarvi. E quale se non proprio Sunset Boulevard. Con questo film non si torna solo al 1950, si entra nell’intera industria cinematografica di quel periodo, nei colossal o nei western girati in Arizona. Si viene assorbiti dalla storia dello scrittore Joe Gillis (William Holden) e dalla Hollywood anni ’50.
In maniera più particolare, Wilder omaggia la sua Hollywood, i suoi cambiamenti e i diversi modi di fare cinema, e nel frattempo strizza l’occhio al passato, all’industria cinematografica del muto, ai suoi grandi interpreti e registi, e alle sue muse ormai dimenticate.
Partendo proprio dal potere malvagio del tempo, quello di oscurare e dimenticare, Sunset Boulevard è la storia del passato che in tutti i modi cerca di adattarsi al presente, quando invece il presente è già votato al futuro. È anche la storia di un cinema talmente in continua evoluzione che scorda chi lo ha fatto veramente grande.
A decine i volti storici del muto, ora veri e propri fantasmi del tempo usati da Wilder per accrescere e potenziare questo immenso melodramma. Da Buster Keaton a Hedda Hopper, dal grande regista Cecile B. DeMille a Anna Q. Nilsson, e moltissimi altri. Ma la star che muove i fili di Sunset Boulevard è la sola e unica Gloria Swanson.
La trama di Sunset Boulevard
Il giovane aspirante scrittore e sceneggiatore Joe Gillis è in fuga da Hollywood, seguito dai suoi creditori. Dopo un breve inseguimento, nei pressi di Sunset Boulevard Joe vede una casa lontana dalla strada e decide di entrarvi, giusto il tempo per nascondere l’automobile.
Credendo che quell’immensa e sfarzosa villa sia abbandonata, mette l’auto in garage, ma subito viene sorpreso da Max (Erich Von Stroheim), un buffo quanto cupo maggiordomo che accompagna Joe dalla padrona di casa. Quella magione è infatti proprietà di Norma Desmond (Swanson), una vecchia star del muto che ora vive solo nel ricordo della sua ormai defunta carriera.
Affascinata da Joe, gli propone di sceneggiare il suo prossimo film e in cambio gli da tutto quello che vuole. Così l’uomo si ritrova improvvisamente a vivere nel lusso e nella ricchezza ma a qualche condizione. Dovrà scrivere il nuovo film di Norma e in cambio dovrà amarla, perché lei non si suicidi e anche perché lui continui a fare quella vita invidiabile.
Dopo un po’ di tempo, però, la follia di Norma cresce, convinta che la sua carriera si stia per risollevare. Max, suo maggiordomo nonché primo marito, la illude facendole recapitare finte lettere da ammiratori che invece non esistono: la ama a tal punto che preferisce la farsa piuttosto che vederla soffrire.
Joe, invece, stufo di quella situazione e innamorato di un’altra donna, dopo averle sputato in faccia tutta la verità, prende la valigia e cerca di scappare. Norma, sul baratro della follia, impugna la pistola e gli spara, e il povero Joe cade senza vita nella piscina.
Sarà sempre Max a proteggerla dalla realtà. Anche con i giornalisti e i poliziotti alla villa, Max maschera l’arresto come se fosse una scena da recitare. Norma, ormai pazza, si presta ad interpretare quel suo ultimo ruolo con la bravura e il dramma di diva di un tempo.
“Eccomi, DeMille, sono pronta per il mio primo piano!”
Il cinema è talmente in evoluzione all’inizio degli anni cinquanta, che Wilder lo dimostra stravolgendo i piani narrativi, facendo narrare tutta la vicenda da un morto. Lo stesso che nei minuti iniziali galleggia nella piscina.
Sunset Boulevard è un dramma che, alla sua uscita, era destinato a fare la storia del cinema. Ora che il cinema è un po’ rallentato, il film di Wilder è ancora e sempre attuale. Grazie alla sua regia, e grazie soprattutto alla recitazione. Gloria Swanson, anche lei attrice ai tempi del muto, è l’emblema del tempo che tutto cancella. Un ritorno di fiamma nella sua carriera, rappresentato proprio da questo capolavoro. In più ci sono i camei dei grandi attori e registi che con il sonoro hanno perso il loro potere. Immortale è anche la presenza di Erich Von Stroheim: anche lui simbolo di un cinema che fu.
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