The Third Man è un film del 1949 diretto da Carol Reed e interpretato da Orson Welles, Alida Valli e Joseph Cotten. The Departed è invece un’opera più giovane, ma che ha comunque fatto la storia del cinema.
Diretto nel 2006 da Martin Scorsese, che dirige un cast importante di attori come Di Caprio, Nicholson, Sheen, Damon e Baldwin, The Departed è un film che apparentemente non ha niente a che vedere con il primo.
Se però si guarda attentamente The Third Man (Il Terzo Uomo), vengono fuori degli elementi in comune. In particolar modo delle scene che Scorsese riutilizza per dare maggiore pathos al suo lavoro, porgendo simultaneamente un grande omaggio al cinema del passato.
Le trame
Nella Vienna del dopo guerra, divisa tra russi, inglesi, francesi e via dicendo, The Third Man è il misterioso Harry Lime che finge di essere morto, ingannando non solo i suoi nemici ma anche gli amici e gli amori.
The Departed è invece la Boston divisa fra il bene e il male, fra la polizia e i criminali irlandesi capitanati da Frank Costello. Due agenti di polizia, entrambi irlandesi, entrano uno nella banda malavitosa per incastrare e catturare il boss, l’altro, fingendosi un integerrimo poliziotto, è in realtà una talpa al soldo di Costello.
Fino a qui, non sembrano neanche parenti. Direte voi.
The Third Man è un classico del cinema noir. Reed, nel pieno di quell’epoca estetica e di genere tanto amata, lascia un’immagine dell’Europa del dopo guerra che è devastata, sudicia, un continuo di macerie su macerie e di così tanta sfiducia nel prossimo. The Departed possiamo dire che nasce anch’esso dal noir, ribaltandolo, rinnovandolo, stravolgendolo con scene tagliate e taglienti e molta più morte che nel classico di Reed.
Eppure, se si fa la conta dei morti, come il monco alla fine di Per qualche dollaro in più, anche Il Terzo Uomo è al pari dell’epopea di Scorsese. In entrambi i casi l’omicidio è la nota che muove i personaggi. Il mistero si annida sia nella Boston degli anni ottanta sia nella Vienna ormai decaduta: solo un ricordo di un grande e sfarzoso impero.
È l’eterno gioco/scontro fra il bene e il male, e la difficoltà nel riconoscerli, che lega le due opere. In un mix tra bene e male, sia con Scorsese, sia con Reed, i rapporti umani si logorano e l’amicizia è solo un altro cimelio ammuffito senza più vita. È la spietatezza che si genera e che governa le due storie.
Ma è il finale che rende i due film, potremmo dire, vicini nonostante i quasi sessant’anni di differenza. Il primo, per puro ingegno registico di Reed. Il secondo, per un tributo sentito da parte di Scorsese.
In The Third Man, un’affranta Anna Schmidt (Alida Valli), percorre il lunghissimo viale alberato del cimitero, dove si era recata per dare l’estremo saluto all’amato Harry Lime (Welles). Ad attenderla alla fine del viale c’è Holly Martin (Cotten), amico di Lime che, nonostante le sia stato vicino, amandola fino allo sfinimento, non potrà mai sostituire Lime. Infatti la Valli, a testa alta e con tanta voglia di ricominciare e di non sentirne più di uomini, non lo guarda nemmeno il povero Holly, che resta come un baccalà a guardarla. Ma lei è già fuori dalla scena. Il film è finito.
In The Departed avviene praticamente lo stesso. Madolyn (Vera Farmiga), scoperto il terribile segreto dell’agente Sullivan (Damon), ovvero una spia che lavorava per Costello, decide di non volerne più sapere di lui. Lo rincontra al funerale di William Costigan Jr. (Di Caprio). Sullivan l’aspetta, chiedendole come vogliano agire con il bambino che sta per nascere. Ma Madolyn, ferma nelle sue decisioni, non lo calcola nemmeno. A testa alta lo lascia al suo destino dannato che, come sappiamo, non è tutto rose e fiori.
Due frammenti che, a distanza di anni si ritrovano. E’ l’immagine di due donne che escono dal luogo inquadrato lasciando per sempre la storia in una camminata ciondolante ma decisa che è puro cinema. Scorsese rende omaggio a Reed e ad Alida Valli. Tuttavia, egli stesso, riscoprendo un capolavoro del noir, ne firma un altro. Il tributo di Scorsese mostra, in poche parole, tutto il suo amore per il cinema e mostra anche tutte le sue sconfinate abilità di grande cineasta.
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