Paolo Virzì si cimenta nella commedia storica prendendo come spunto il romanzo N di Ernesto Ferrero, che racconta, in maniera fantasiosa, l’esilio all’Isola d’Elba di Napoleone Bonaparte. Nel 2006 esce infatti il film del regista livornese, N, Io e Napoleone.
Opera da molti considerata minore nella cinematografia di Virzì. Riguardandola ci accorgiamo che in realtà è un’opera che ha tutto e quindi non gli manca assolutamente niente. Ha una buona storia: quella del giovane maestro Martino Papucci di Porto Ferraio che tenta a tutti i costi di uccidere l’esiliato imperatore. C’è anche una storia d’amore e un dramma grintoso. Si ritrovano gli elementi narrativi e gergali di Virzì. E infine un cast di tutta eccezione.
La trama di N, Io e Napoleone
1814. Martino Papucci (Elio Germano), invece di salpare su un brigantino come avrebbe voluto il fratello maggiore Ferrante (Valerio Mastandrea), fa salpare quest’ultimo e lui resta sull’isola d’Elba per vedere cosa combina Napoleone (Daniel Auteuil), da poco arrivato per scontare il suo esilio. Resta così assieme alla sorella Diamantina (Sabrina Impacciatore): una zitella acida alla quale l’unico a farle la corte è il lento e maldestro Cosimo Bartolini (Massimo Ceccherini).
In realtà Martino resta anche per rivedere la ricca Emilia (Monica Bellucci), una baronessa di Città di Castello con la quale riapre il rapporto d’amore ogni qualvolta lei torna sull’isola. Questa volta invece Emilia non può ospitarlo nella sua villa perché in vendita. Così Martino, licenziato anche dalla scuola dove insegnava a causa dei suoi ideali contro il potere, si vede costretto ad accettare il posto di bibliotecario al servizio di sua maestà.
Questo gli permetterà di vivere accanto a Napoleone e studiare un modo per ucciderlo. Nonostante Martino ci provi, non riesce a portare a termine l’assassinio. Anzi, fra il giovane e il tiranno francese nascerà anche una sorta di formale amicizia. Amicizia stroncata la notte del fallito attentato a Bonaparte per mano del maestro Fontanelli (Omero Antonutti), ex insegnante e amico di Martino.
Napoleone promette al ragazzo che non avrebbe fatto niente al maestro. Invece lo fa giustiziare. Ed ecco che, la sete di vendetta che si era placata, torna a scorrere nelle vene di Martino che ora è coraggioso abbastanza per porre fine alla vita del tiranno.
N, Io e Napoleone è un dramma a tinte chiare che fa ridere, grazie agli interventi toscani che sono di regola nei film di Virzì. Ma è anche una commedia che fa riflettere, trasformandosi in un ben diretto film storico sul soggiorno all’Elba di uno dei più amati e allo stesso tempo odiati personaggi della storia.
Il personaggio di Martino è a metà strada tra un vendicatore idealista e un comune italiano bonaccione che, non vorrebbe, ma quando c’è da rinunciare per qualcosa di meglio, o perché non sempre ha le palle, non ci pensa due volte. Rinuncia anche perché ancor giovane, e la gioventù spesso ci fa cambiare idea costantemente.
Quello interpretato da Germano è un Travis Bickle di Taxi Driver che però non arriva mai al punto di non ritorno. Anche se la preparazione al dolore è un omaggio al cult di Scorsese. Faccio riferimento alla scena in cui Martino cerca di resistere al dolore con il braccio teso sopra di una candela accesa. Naturalmente finisce con l’ustionarsi. De Niro, invece, lascia la mano sui fornelli e si rasa pure i capelli per la giustizia.
Napoleone è interpretato da un fenomenale Daniel Auteuil. Martino è invece il nostro Elio Germano, per la prima volta diretto da Virzì. Quello che si può notare in questo film è che Germano non si fa mai trovare impreparato. Anche in una tragicommedia come questa è sempre un attore che soffre per raggiungere ottimi risultati.
La Porto Ferraio del 1814 è stata in parte ricostruita. In parte è stata la città di Piombino a fare da sfondo alle vicende. Nel film anche Carlo Monni, Francesca Inaudi, Margarita Lozano e Vittorio Amandola.
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