Entriamo in un mondo a metà strada con il teatro di posa, il cinema e le vignette dei fumettistiche con Quando c’era lui… caro lei!.
Misconosciuto film del 1978 diretto da Giancarlo Santi e interpretato da Paolo Villaggio, Gianni Cavina e il fumettista Hugo Pratt. Alla sua uscita fu distribuito col titolo Fantozzi contro Fantozzi, per invogliare la gente a vederlo. La pellicola racconta sotto forma di farsa demenziale la vita di due camerati a fianco di Benito Mussolini durante la dittatura.
Divertente per la cura con la quale non si dà importanza all’aspetto storico e realistico dei fatti. È una messa in scena che fa ridere proprio perché non ci costringe a prestare attenzione a tematiche più serie. È una parabola comica sul fascismo che lo deride così come deride il protagonista principale: Dalmazio Beretta, ovvero Villaggio.
La trama di Quando c’era lui… caro lei!
Beretta, benzinaio di autostrada, per pura casualità si ritrova a mettere benzina alla macchina di due onorevoli che si stanno dirigendo a Roma. Gli onorevoli, Pavanati e Rossetti, erano suoi compagni durante il fascismo, e camerati a stretto contatto col Duce.
I due lo convincono ad andare con loro per fare un viaggetto di piacere e rimembrare, nel lusso di una limousine, i bei tempi della dittatura. Quando Rossetti era un comunista obbligato dal Duce in persona a bere olio di ricino e fare il saluto romano, o quando Beretta e Pavanati distraevano Donna Rachele (Orietta Berti) mentre Mussolini se la spassava con la Petacci (Maria Grazia Buccella).
In Quando c’era lui… caro lei!, Lui, il dittatore, non si vede mai, se non la sua lucente pelata. Vengono, con satira di costume, prese in giro le sue leggendarie doti di oratore, di donnaiolo e di super uomo. Pavanati e Beretta non sono altro che due buffoni corrotti dal regime.
In particolar modo Beretta, al quale Villaggio ostenta i modi servili di un Fantozzi o un Fracchia. Servo umilissimo e mediocre che per tutta la vita è una pecorella indifesa. Anche Mussolini è, in questo caso, un Megadirettore Galattico e Beretta un semplice suddito.
L’opera di Santi non è un esempio di grande cinema. È un singolo episodio che cerca di scherzare sul tiranno e su quel periodo, che poi è stato un grande spartiacque della storia italiana. Il film però è pieno di gag comiche che fanno ridere. Scene che a stento fanno trattenere le risa come quella in Vaticano, dove un tronfio Papa (Mario Carotenuto) picchia i seguaci di Mussolini, o la scena dell’arrivo del Re, Sciaboletta, interpretato per l’occasione da un nano.
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